Cassandra è un nome che trasuda magia, ricorda la profetessa inascoltata per le sue previsioni funeste. È lei che viene scelta dalla pittrice Emanuela Auricchio come simbolo di lotta al patriarcato.
Il progetto Cassandra.Parla nasce ufficialmente per le strade da settembre 2022. L’idea dell’artista è quella di usare i suoi soggetti già esistenti su tela e trasporli sui muri, non come affreschi ma come poster.
La voce di Cassandra.Parla si fa sentire. Ai corpi femminili, ritratti per le vie della città, sono associati slogan e citazioni che catalizzano l’attenzione del pubblico.
La sua voce ci parla nella lingua di Partenope: la città ha un ruolo fondamentale, è tela viva, parte integrante della diffusione e fonte principale di identificazione. Napoli è presente non solo con il dialetto, ma i volti di Cassandra.Parla sono anche estremamente collegati al folclore della città.
Nelle sue opere, ci racconta le storie di amori violenti: “o core se da a chi so sape tne” è la frase che accompagna il volto di una giovane donna che guarda oltre il suo passato, “La Malafemmina” orgogliosa di guardarci dritto nell’anima nella sua corporeità sensuale e potente; e ancora “Chi non c’ha cuore non gli puo’ venire l’infarto” accompagna il viso di una Lei, piena di colori in contrasto con i lunghi capelli neri.
La reference sembra essere direttamente ricollegabile all’iconicità di Sophia Loren in Filumena Marturano: la citazione istituisce una sorta di sacralità al personaggio interpretato dalla Loren.
Questi sono solo alcuni dei poster che rendono evidente la relazione viscerale che lega il progetto al folklore napoletano, fino ad arrivare ad uno dei primi poster comparso sui muri, “M’he fatt a piezz pe nun m’affrunta sana”, slogan associato ad un ritratto, quasi in penombra, in cui spiccano pochi elementi nel volto della donna: gli orecchini, la bocca e gli occhi.
Emanuela Auricchio percepisce l’urgenza di comunicare ad un pubblico eterogeneo, e decide di farlo svincolandosi dalle prerogative del male gaze: le donne non sono oggetto del desiderio maschile ma la loro sensualità, potente e identificativa, diventa una caratterista propria e non più subordinata all’esistenza di un soggetto maschile.
Nei vicoli del centro storico, si passa tra gli sguardi e i corpi delle donne di Cassandra, occhi eloquenti, occhi che combattono per le donne e con le donne, il manifesto, (in questo caso, letteralmente), della lotta femminista.
In una società che finge di essere incline all’azzeramento delle differenze di genere, Cassandra.Parla ci riporta bruscamente con i piedi a terra, ci ricorda con vemenza della forza femminile, dei soprusi che il sesso femminile subisce ogni giorno, delle fatiche e dei sacrifici.
La scelta dell’aprirsi alla Street Art da parte della pittrice potrebbe non essere una scelta casuale. L’arte di strada, infatti, è in continuo cambiamento, i poster affissi ai muri canalizzano l’attenzione, e il loro potere è tanto forte quanto fugace. La street art diventa lo specchio del messaggio che vuole comunicare Cassandra Parla.
È un’arte precaria ma sempre presente, le cui opere possono non essere integrali, ma ne restano le tracce.
Cassandra.Parla ricompare ogni volta che sparisce, resuscita da ogni atto vandalico, risorge ancora più accanita, con più voci ricopre muri interi, con più occhi osserva e ci ricorda che la lotta per l’affermazione è quotidiana.