Camminando per i vicoli e le strade di Napoli da mesi un occhio attento può notare alcuni adesivi “cazzimma&arraggia”.
Di cosa si tratta? Uno spettacolo teatrale.
Attraverso una promozione insolita, fra stickers, poster e video social, cazzimma&arraggia si è fatta notare dalla città partenopea, portando in scena l’avventura di due sciarmati dirigenti calcistici che provano a scrivere la storia del calcio e di una città, acquistando il più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona.
Domenica 3 luglio alle 21.15 alle Terme Stufe di Nerone di Bacoli (Napoli), cazzimma&arraggia inaugurerà l’undicesima edizione della rassegna Teatro alla Deriva (il teatro sulla zattera), ideata da Ernesto Colutta e Giovanni Meola, che ne cura anche la direzione artistica.
Con estrema curiosità li abbiamo intervistati, per scoprire il loro background e com’è nata l’idea di promuoversi attraverso l’arte urbana.
Ciao Fulvio e ciao Napoleone, prima di entrare nel cuore dell’intervista ci raccontate il vostro percorso? Come nasce la passione per il teatro?
F – A questa domanda non so rispondere.
N – Neanche io. Ti posso dire che sono nato la prima volta nel 1988, era luglio e faceva caldo.
F – Io nell’87 e quel giorno a Napoli ci fu un maremoto. I miei genitori me lo raccontano sempre, ormai non so se è una cosa buona o na iastemma.
N – Più che passione per il teatro, è il racconto – il raccontare e ascoltare storie – che ci interessa indagare.
F – Con percorsi diversi – attore io, organizzatore lui – ci siamo incontrati in un giorno di pioggia, in una cantina umida, durante un litigio furioso di una compagnia dove volavano le sedie…
N – Noi eravamo sotto le sedie in attesa di lavorare.
F – Abbiamo questo problema…
N – Ci piace ‘a fatica!
Che cos’è cazzimma&arraggia? Come e quando nasce?
F – Tutto parte dal il 13 febbraio 2019, giorno in cui Marek Hamsik, da 12 stagioni all’ombra del Vesuvio e capitano della squadra da 6 anni, viene venduto in maniera del tutto anonima.
N – Siamo dei romantici, ci siamo rimasti male. Quella sera ci siamo detti: quando è stata l’ultima volta che abbiamo vissuto un sogno – magari epico e collettivo? Siamo nati dopo l’arrivo di Maradona, troppo non-nati per piangere Berlinguer, troppo piccoli per ricordarci il primo concerto di Gigi D’Agostino, troppo assenti dalla vita per vedere in scena Eduardo, troppo sobri per bere con Lucio Amelio.
F – Eppure, sentiamo di appartenere a quei momenti. Nella nostalgia di un passato che non abbiamo mai vissuto, nel lutto per il corpo dei miti, nell’ironia della sorte, ci troviamo a nostro agio.
N – Per realizzare questo sogno siamo andati direttamente da lui, da Corrado Ferlaino – ex presidente o deus ex machina della SSC Napoli.
F – Ancora oggi non sappiamo come abbiamo preso quell’appuntamento, ancora oggi ci chiediamo perché ha accettato la proposta di una video-intervista di due sconosciuti che niente volevano sapere di Maradona, ma di sogni e Napoli. È nato così il desiderio di raccontare la nostra versione dei fatti.
N – Abbiamo scelto di raccontare la più grande impresa manageriale e sportiva del XX secolo. E dato che la fortuna aiuta gli audaci o gli sprovveduti, sulla nostra strada abbiamo incontrato Armando Pirozzi, vincitore di diversi riconoscimenti per la drammaturgia e il nostro personale numero 10.
Cosa è stato per voi Maradona?
N – Un desiderio.
F – Un rimpianto.
Per quanto riguarda la comunicazione, come nasce la collaborazione con Santo Diego?
N – Per caso. Conoscevamo l’immagine, non le splendide persone che sono dietro al progetto di Santo Diego.
F – Giulia Pizzuti, che cura la nostra narrazione sui social, collabora con Santo Diego. Dopo una chiacchierata di due minuti abbiamo iniziato a collaborare.
N – Ci piace pensare che il nostro lavoro sia simile a quello della street art.
F – Ne rubiamo le pratiche e ci ispiriamo chiaramente a loro.
N – Abbiamo portato Santo Diego in teatro e Santo Diego ha portato il nostro lavoro in strada.
F – Ammen’!
Cazzimma&arraggia è stato in scena al Piccolo Bellini, ma anche all’esterno del Centro Paradiso e a breve alle Stufe di Nerone, qual è la differenza tra andare in scena sul palco e andare in scena per strada?
N – Na tarantella! Però è sempre teatro, racconto.
F – Quello che vogliamo fare è avvicinare il pubblico al teatro. Il teatro non può restare solo nei luoghi storicamente predisposti. È una responsabilità delle nuove generazioni di provare (almeno) a riavvicinare pubblico e teatro in tutte le sue forme.
N – Ci interessa trovare i legami con i luoghi dove facciamo spettacoli. Al Centro Paradiso, dove si allenava il Napoli, c’è un gruppo di ragazzi che sta provando a fare un’impresa titanica e noi speriamo di aver contribuito con un passo verso il loro sogno di riscatto sociale e cooperazione.
F – Forza Napoli!
N – Sempre!
Voi siete figli di una città con una tradizione teatrale molto importante, il teatro quanto ha cambiato le vostre vite? Cosa consigliereste ad un ragazz* che vorrebbe iniziare un percorso simile al vostro?
F – Consiglierei di fare economia e commercio.
N – Ti posso dire quanto mi ha tolto il teatro?
F – (sottovoce) Diciamo anche una cosa seria.
(silenzio)
N – Fatevi nu mazzo a tarallo.
F – Siate sempre voi stessi.
N – Ah, non prendetevi mai troppo sul serio.
F – Fatelo per voi!