Per gli amanti dell’Hip-hop l’11 agosto 1973 è la data per eccellenza, il giorno 0 che ha dato iniziato ad un movimento in continua evoluzione.
Tutto sembra aver inizio a New York, c’è la trinità composta da Kool Herc, Afrika Bambaataa e GrandMaster Flash, ci sono i graffiti, le prime battle rap ed i breakers.
Difficile sapere chi ha dato il via a tutto ciò, sicuramente quella data rappresenta uno spartiacque e proprio in questo 2023 il mondo ha celebrato i 50 anni di questa cultura.
É anche vero però che qualcosa si stava già muovendo.
Gli appassionati di questa cultura conosceranno sicuramente Taki 183, considerato il primo writer nonché leggenda dei graffiti, ma lui stesso ha ammesso di essersi ispirato ad altri writers, come Julio 204. Eppure, forse l’Hip-hop non è così New yorkcentrico.
Più a nord, infatti, esattamente a Philadelphia, già dal 1967 le mura si riempivano di graffiti, o meglio delle tag di Cornbread all’anagrafe Darryl McCray.
Già a 12 anni si ritrova in un carcere giovanile, lo Youth Development Centre, dove verrà soprannominato Cornbread iniziando la sua storia.
A quel periodo, 1965, risalgono le sue prime tag.
In carcere i detenuti scrivevano sui muri il nome delle proprie gang, Darryl non apparteneva a nessuna di queste, ma durante la sua detenzione si era fatto conoscere e rispettare trascrivendo e perfezionando lettere d’amore dei vari detenuti, permettendogli così di lasciare anche il suo nome su quelle stesse mura.
La prima tag da uomo libero però arriva solo a 15 anni, nella Strawberry Mansion Junior High School: una dedica d’amore per una compagna di classe.
Il resto è storia, quasi leggenda e non sono mancati colpi di scena.
Nel 1971, infatti, i giornali locali scambiano la morte di Cornelius Hosey con quella di Darryl, dichiarando la morte di Cornbread.
Per contrastare quella che oggi chiameremo “Fake News” Darryl riempie la città di nuove scritte, ma vengono scambiati per omaggi ed emulazioni. Così, come un “Banksy” qualsiasi Cornbread sceglie di attirare al meglio l’attenzione su di se.
Di mattina presto scavalca la recinzione dello zoo di Philadelphia ed armato di marker e spray inizia a scrivere il suo nome ovunque, lasciando sui lati di un elefante lascia la scritta “Cornbread Lives”.
Purtroppo o per fortuna mentre prova ad allontanarsi viene fermato da una volante ed accompagnato in stazione. Lì diversi poliziotti, colpiti dal gesto appena compiuto e dalle tante scritte già presenti in città, gli chiederanno un autografo accrescendo l’ego e la consapevolezza di Darryl sul potere di una tag.
Già dopo un anno però Cornbread ha un’opinione diversa, dichiarando di voler abbandonare e di non rivedersi più nel movimento.
Inizierà a collaborare con l’anti-graffiti per cercare di riportare un minimo di decoro tra le vie della sua città e partecipando poi al The Philadelphia Mural Arts Program, uno dei più importanti programmi di rigenerazione tramite arte urbana americani.
Sabato 2 dicembre dalle 18.30 Cornbread sarà a Napoli, ospite di Fuori Orario, Back To The Style ed INWARD: