Gennaro, il murale fra arte e culto

É il 19 settembre del 2015, l’arte urbana non è ancora diffusa a Napoli come oggi e Jorit presenta uno dei suoi murales alla città: Gennaro.

Non è la prima volta che Napoli accoglie la Street Art o che Jorit dipinge un suo murale, ma sicuramente è la prima volta che quest’arte è presa così seriamente dal pubblico, diventando poi un’icona.

L’opera è alta più di 15 metri e vede la rappresentazione di Gennaro, un’operaio scelto dallo street artist, ritratto nei panni di San Gennaro.  

Non si tratta di un murale come un altro, il soggetto egregiamente dipinto da Jorit è pur sempre il patrono della città ed è situato a pochi passi dal suo luogo di culto: il duomo.

Valore di culto

Rifacendoci ai concetti di Walter Benjamin spiegati in L’opera d’arte nell’epoca della su riproducibilità tecnica, quali valore di culto e valore espositivo, possiamo pensare all’arte urbana in maniera diversa. Questi due concetti sembrano estremamente adatti a questa espressione artistica, applicandoli in modo molto specifico da opera ad opera.

Salvo eccezioni, se si tratta di opere riproducibili tecnicamente, come poster, stickers e volendo stencil, è il loro valore espositivo ad aumentare, potendo esporre l’opera ovunque e sempre allo stesso modo. Al contrario, con opere realizzate a mano libero, il valore di culto subisce un forte incremento.

In Gennaro però è lo stesso contenuto raffigurato ad avere un valore di culto al quale si aggiunge la sua localizzazione e la sua unicità come opera.

Il culto tutto partenopeo per il santo patrono è riconosciuto in tutto il mondo, fra religione e folklore. In qualsiasi area di Napoli una facciata del genere sarebbe stata importante, ma quanto realizzato da Jorit nel 2015 è l’esempio perfetto di un’opera site-specific poiché si tratta di un soggetto riconosciuto e voluto da tutti, a pochi passi dalla sua casa ed anche l’unica facciata in tutto il centro storico, realizzata a mano e dunque difficilmente riproducibile allo stesso modo. Tutti questi piccoli dettagli hanno reso Gennaro un’icona, un murale ricco di culto, fra religione e W. Benjamin.

In questo caso specifico però il valore di culto s’intreccia con il valore espositivo.

Street Art Napoli - Foto Daniele Carrano
Foto Daniele Carrano

Valore espositivo e il rapporto con il web

Oltre al rapporto con la città e quanto detto, da non sottovalutare è il rapporto con il mondo del web.

La Street Art potenzialmente ha un pubblico vastissimo, ma nonostante il suo ampio raggio d’azione sono le giovani generazioni coloro che più si interessano ad essa. Con questo tipo di target la Street Art è soggetta alla condivisione sul web, passando virtualmente da un muro ad un social network.

Questo passaggio virtuale porta con sé varie sfaccettature, potremmo parlare di mimetismo biotecnico, nel caso di una condivisione superficiale in grado di apprezzare il semplice gesto artistico, ignorando tecniche, significato ed autore. Oppure si potrebbe parlare di un medium per diffondere le opere: il telefono d’altronde accorcia le distanze.

Le opere di Street Art, in più, sono soggette a svariati fattori che non permettono la loro durate nel tempo, si tratta quindi di opere con un alto rischio di danneggiamento e dunque con vita breve.

Nel caso di Gennaro il suo valore espositivo è al pari di quello cultuale, essendo fra i murales in città più fotografati, proprio quanto detto in precedenza e non è un caso che ad oggi a distanza di anni quest’opera sia fra i nuovi souvenir della città, fra calamite, t-shirt e cartoline.

Daniele Carrano
Daniele Carrano
Scrivo per il piacere di confrontarmi con gli altri. Co-fondatore di Escape Vision.

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