Napoli è da sempre un’avanguardia quando si parla di techno, sia per quanto riguarda gli artisti che propone il nostro territorio sia se parliamo di eventi. Nel corso del tempo si sono susseguite varie organizzazioni che si sono alternate nel proporre artisti di spessore per il pubblico napoletano. Ad oggi la situazione non è cambiata e a chi c’era prima si sono aggiunte nuove realtà come quella di Mutate ad esempio, che sin dall’inizio ha proposto line up insolite portando con sé ideali di valore e una nuova linfa musicale per il pubblico napoletano diventando pian piano una finestra verso un concetto di festa più internazionale. Abbiamo deciso così di intervistare il suo fondatore Giorgio Capuano per parlare del suo rapporto con la techno e delle motivazioni che lo hanno spinto ad organizzare eventi, ma non solo. Abbiamo scambiato due parole anche sulla sua YAM Agency, agenzia che offre servizio booking per DJ, e discusso di alcune problematiche della scena techno napoletana con un occhio di riguardo verso il loro prossimo party (clicca qui per l’evento FB) e verso alcuni nomi nuovi che saranno i protagonisti delle feste future.
Innanzitutto, vorrei sapere come è iniziato il tuo rapporto con la techno
In realtà mi occupavo di tutt’altro in campo professionale e vivevo il party napoletano di musica elettronica da utente, come tutti fondamentalmente; in particolare mi occupavo di ristorazione. Stufo di questo lavoro e delle troppe pressioni, un mio caro amico (che tutt’ora organizza eventi per una grossa organizzazione napoletana) mi chiese di dargli una mano per i suoi eventi.Iniziammo a collaborare assiduamente e siccome stavo cominciando a vivere l’aspetto professionale del mondo della notte, cominciai ad esprimere i miei dubbi e i miei punti di vista sui vari aspetti degli eventi in cui collaboravo. Col tempo divenni meno interessato all’organizzazione degli eventi e la mia attenzione si cominciò a spostarsi solo verso il booking e il management. Iniziai cosi a lavorare dedicandomi solo a questo settore, lavorando per l’organizzazione per diversi anni. Non smetterò mai di ringraziarlo per avermi introdotto in questo ambiente.
Poi quando te ne sei andato è iniziato Mutate? No, ho lasciato l’organizzazione nel 2008 perché ero troppo sovraccarico di questo ambiente, non tolleravo più alcune cose e questo decisi di cambiare totalmente settore.Ci sono ritornato dopo alcuni mesi, in modo naturale, perché è la mia passione. Aprii la mia agenzia di bookings, la YAM Agency, con solo artisti giovani, nessuno affermato e da lì fino adoggi l’agenzia continua a camminare.
Cosa ti ha spinto poi ad ideare Mutate ma soprattutto cosa ti ha spinto ad organizzare feste qua a Napoli?
Mutateè nata forse da un’esigenza; noi all’epoca lavoravamo con l’agenzia dietro diversi artisti giovani (Angy Kore, Logotech, Raffaele Attanasio) a cui, per forza di cose, il mercato napoletano non era interessato non perché non c’era qualità, ma perché chi proponeva e propone eventi a Napoli ha dei legami ben precisi con dei filoni e delle agenzie. Supportare un’agenzia giovane che portava talenti in giro per il mondo non era semplicemente nel loro interesse. In realtà tutto è nato per gioco qualche anno fa quando facemmo due party di compleanno dell’agenzia. Il primo nella sala 3 del Duel: l’evento fu sold out; c’erano 650 persone (che realmente non entrano nella sala 3, ndr). Questo riscontro col pubblico napoletano ovviamente in quel momento allargò le nostre vedute. Riprovammo l’anno dopo e successe la stessa cosa. Nel frattempo continuavamo ad avere richieste continue per i nostri artisti ma i promoter napoletani non ci supportavano. Poi, a ridosso del 2013, c’è stata quest’ondata underground di sonorità nette, la techno minimal stava cominciando a sparire completamente e si stava rigenerando sotto altre forme. Quella techno oldschool che volevamo, stava ritornando e ritornava con artisti come Shifted e tutto il panorama berlinese, e gran parte di nostri artisti suonava questo genere di musica. C’è stato quindi, questo cambiamento generazionale e a Napoli non c’era nessuno che la proponeva; abbiamo così deciso di proporla noi. Il primo party è stato organizzato a Natale del 2014, e in quella occasione ci affiancammo ad un altro gruppo napoletano che organizzava per quella serata una serata un po’ più commerciale, con l’obiettivo di rappresentare l’alternativa. Volevamo portare quest’onda europea a Napoli. Il party andò bene però ci guardammo intorno e ci rendemmo conto che forse non rispecchiava il vero mood Mutate. A parte il sound proposto da Shifted, tutto il resto non lo sentivamo come nostro e decidemmo infatti di fermarci immediatamente. Ad esser sincero nessuno sapeva se un giorno avessimo ricominciato ad organizzare party o meno. Il punto è che volevamo offrire un party di qualità e ci ritrovammo a fare quello che facevano tutte le altre organizzazioni.
Dopo questo primo party vi siete fermati, cosa ti ha spinto poi a ricominciare?Quelli che non la pensavano come noi sparirono dalla scena e dopo l’estate e dopo lunghe riunioni, ci siamo ritrovati in 7,8,10 e la pensavamo tutti allo stesso modo. Così ci abbiamo riprovato con un primo party con Mike Storm, in maniera molto spensierata e già rassegnati alle condizioni locali. Fu un party quasi gratuito, con 250 persone tutte amichevoli,non c’erano “tarantellari” cuozzi, solo bella gente e da lì abbiamo continuato.
Uno dei vostri slogan è “Changing is now”, esattamente che cambiamento si intende?
Il cambiamento è legato alla club culture napoletana che, in parte, si rispecchia anche in quella italiana, ma non ovunque. Noi non condividiamo minimamente come erano e come sono organizzati e gestiti gli eventi a Napoli, non condividiamo l’idea che il Clubber deve essere solo un numero e non condividiamo il fatto che le cose negative si protraggano di evento in evento e non vengano corrette. Noi non possiamo accettarlo. Changing is now significa che noi vogliamo dare aria fresca musicale, legata al pubblico, legata fondamentalmente a tutto ciò che riguarda una festa. Il problema è riportare l’educazione nella club culture, che non significa solo comportarsi bene in un evento, significa sapere viverlo e avere rispetto per il Dj, per la sicurezza, per tutto.
Da qui anche l’altro slogan che è “Chiedi scusa, chiedi permesso, ringrazia”? Si, è un motto che abbiamo ripreso da un’organizzazione argentina, l’Under Club di Buenos Aires, che a loro volta hanno copiato dalle parole del papa (Papa Francesco, ndr.). Queste parole erano state pronunciate durante il suo viaggio in Argentina; l’intento era di invitare le persone ad essere educate e usò testuali parole: “Permiso, perdon y gracias”. Loro ovviamente l’hanno riportata nel club perché sono parole universali; fondamentalmente in qualsiasi contesto vanno bene e perché anche la scena argentina viveva la nostra stessa problematica legata al club. A me piacque come idea e sentivo che fosse necessario divulgarla. E’ un messaggio importante, pesante, non a tutti risulta facile divulgarlo.
Intervento di Jean-Michel Roques (Co-founder Mutate e creatore dei video teaser delle feste): Penso, come ha detto Giorgio, che sono parole universali. Il problema è che come è difficile cambiare la società così è difficile cambiare qualsiasi contesto; questo vale appunto anche per la club culture napoletana che ha sì tanti pregi ma anche tanti difetti. Ciò non significa che in Europa o nel mondo sono tutti perfettini, ognuno ha le proprie pecore nere, però qui c’è stata sempre una tendenza a vedere magari il club come un posto non dove andare a sentire musica nel vero senso della parola ma come se fosse semplicemente una piazza dove andare a sfoggiare l’abito migliore o semplicemente per poter dire “Io sono stato qui” come se fosse una passerella. Questo slogan, con la sua naturalezza, penso sia un incentivo anche per le persone che magari per potersi integrare, fanno finta di essere “cattivi”, magari per fargli capire che la realtà è un’altra e non è quella chiusa che purtroppo sono costretti a vivere anche per una questione di debolezza e, collegandoci anche a “Changingisnow”, per fargli capire che il cambiamento è ora e non in un ipotetico futuro. Non è che noi siamo angelici, la normalità dovrebbe essere questa.
Giorgio mi hai detto che questo cambiamento si lega principalmente alla scena napoletana quindi secondo te qual è questo problema?
Il problema è principalmente sociale e culturale, non riguarda solo il club. Se tu ci fai caso, anche tra i ragazzini che giocano a calcio per strada la maggior parte tendono ad imitare il peggiore: se c’è quello che fa il bullo tutti gli vanno dietro, perché ha un atteggiamento di forza. Questo si ripete anche nel club, c’è quello che fa il bullo, c’è quello che da la spallata, quello che scredita il DJ, quello che si prende gioco di uno che si è vestito magari con un accessorio particolare. Anche in altre città questa cosa si vede. Il punto è che questi non sono i migliori e secondo me, il riflettore va messo proprio su questi atteggiamenti. I migliori sono altri, i migliori sono quelli che quando vanno agli Awakenings o nei migliori festival europei, non aprono bocca. In quelle occasioni imitano chi si comporta bene, cioè il clubber che balla sulla propria mattonella senza dare fastidio a nessuno. Penso che il problema sia proprio culturale e forse nemmeno solo napoletano ma anche italiano, lo vedi ovunque, anche nella politica… Il politico che “fotte” la gente viene preso dalle masse come l’esempio.
Riguardo la prossima festa con SNTS, Gigi Galli e The Extraverse, oltre la line up avete annunciato anche un nuovo impianto audio, chi sarà presente che cosa deve aspettarsi da questa festa?
Non ci sono stati imposti gli impianti audio che avevamo fino ad oggi ma comunque avevamo molti vincoli legati al club, alle strutture, al budget. Per fortuna la proprietaria del Crash di Pozzuoli si è messa a nostra completa disposizione e ci ha dato la possibilità di portare un impianto valido. Chi verrà, sicuramente ascolterà musica buona,probabilmente riusciranno a sentire i passaggi meglio, riusciranno a sentire dei suoni quasi impercettibili con altri impianti presenti ora a Napoli. Il tutto è garantito dallo staff Void che viene direttamente da Catania. L’impianto è davvero importante, è l’uomo in piu’, quello che fa la differenza. Questo Void farà la differenza!
Le vostre line up spiccano per la loro ricercatezza, avete ospitato nomi come Ansome, Luciano Lamanna, AnD e molti altri, guardando oltre mi sai dare qualche nome nuovo rispetto a quelli già invitati?
Tra i nomi che portiamo quest’anno riconfermiamo Raffaele Attanasio e sicuramente porteremo gli stessi artisti sotto un’altra veste ad esempio Truss come MPIA3, come nomi nuovi stiamo provando a portare Kobosil, Paula Temple e gli altri per forza di cose non te le posso dire.
Un nome che ancora non è alla vostra portata, se c’è, che però ti farebbe proprio piacere di portare ad una tua festa?
L’unico limite nel 2017 è legato all’aspetto economico. Negli ultimi anni si sono viste cose assurde. Una cosa che probabilmente vorrei avere e che sicuro non possiamo permetterci è una performance di Aphex Twin. Il punto è che oltre i soldi devono essercianche le condizioni necessarie, soprattutto nell’apertura mentale del pubblico.
Ora parliamo della YAM Agency, un’agenzia di servizio booking per DJ, tra i nomi spunta quello di Raffaele Attanasio, come nasce il tuo rapporto con lui?
Sicuramente c’è Raffaele ma c’è anche ad esempio Angy Kore meno famoso in Italia, ma all’estero suona tantissimo. Ha suonato praticamente ovunque.Raffaele ha iniziato con noi praticamente pochi mesi dopo che abbiamo aperto l’agenzia, forse nel 2010. Mi fu presentato da Luigi Giomini insieme ad altri DJ e Raffaele già emergeva, anche se si chiamava in altro modo e produceva altra musica. Già si sentiva che aveva quel tocco in più.
Probabilmente quel tocco in più deriva dal fatto che ha già un buon background musicale, suonando il piano no?
Sicuramente anche per il suo background, ma suonare il piano o la batteria o un qualsiasi altro strumento in questo campo non significa avere la strada spianata o la carriera garantita. Per produrre techno non c’è bisogno di questa particolare conoscenza musicale; sono fondamentali le sensazioni che riesci a trasmettere oltre le note. Raffaele sicuramente ha le basi musicali ma ha anche quell’orecchio per capire come far provare queste sensazioni; ha fatto tracce inconfondibili come Der Himmel über Berlin che forse è poesia per la techno, così come Roads. C’è anche un suo 15 minuti di solo piano che, nonostante non sia techno, lascia emozioni forti. Oggi è facile fare la traccia con la cassa forte a 135 bpm e arrivare facile alle persone, il punto è lasciare il segno e lui lo lascia sempre.
Ha partecipato quest’anno ad una delle vostre feste, proponendo sia una performance live che dj set. Tu in quale versione lo preferisci?
Mi piace in entrambi casi ma forse dipende anche dal momento. Ti faccio un esempio: per me il live che propone Raffaele è il non plus ultra dei live, in ogni live cambia strumentazione e non suona mai la stessa traccia allo stesso modo in due posti differenti e il bello è che usa tutto quello che si porta. Quest’estate però ha fatto un dj set in Puglia dove fondamentalmente ha suonato tutte tracce di fine anni ’90 e inizio anni 2000 e mi sono emozionato comunque perché mi ha preso particolarmente musicalmente.
Tu lavori in entrambi i campi, sia come organizzatore che come agente, qual è la richiesta più assurda che hai ricevuto per un tuo DJ e quale invece quella che ti ha fatto un DJ che volevi portare ad una tua festa?
Per quanto riguarda le richieste in agenzia ti posso dire una che è arrivata proprio oggi: mi ha scritto un prete di una chiesa italiana che deve festeggiare le cresime con oltre 1000 cresimandi in un evento dove si alternano arte e musica e voleva un DJ nostro a questo evento. Mi arrivano richieste per matrimoni anche dalla Germania e dall’India ma ioho sempre detto di no. D’altra parte nel panorama techno le richieste non sono poi così assurde: c’è da dire che alcuni vogliono solo alberghi 5 stelle o altri che vogliono mangiare da soli in camera, chi è vegano ma non ci sono richieste assurde, sono solo esigenze e io da agente lo comprendo. Viaggiare per 3-4 giorni a settimana sottopone gli artisti a forte stress.Sicuramente non mi piacciono le prese di posizione.
Disco e artista preferito?
Regis mi piace tantissimo. Per quanto riguarda il disco c’è Strings of Life di RhythimIsRhythim, uscito su Transmat che mi è stato regalato in questi giorni; questo disco mi fa proprio perdere la testa.
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