Napoli, fotografia ed Instagram: intervista a Federica Pone

La fotografia è un linguaggio dalle mille sfumature. Napoli, una città in continuo movimento e sempre più florida dal punto di vista artistico.

Napoli negli ultimi anni, ormai nell’ultimo decennio, ha attirato a se molti curiosi ed artisti.

Non a caso, la città partenopea è la prima in Italia per film girati ed è probabilmente anche fra le città più “instagrammabili”. Proprio sul social di Zuckemberg si è sviluppata nel tempo una ricca community di fotografi, che racconta quotidianamente la città, fuori dagli schemi.

Fra questi, Federica Pone un occhio romantico ed attento ai dettagli.

Quando e come nasce la tua passione per la fotografia?

Probabilmente dovrei sforzarmi di trovare un ricordo particolarmente felice o topico che mi lega alla fotografia, ma la verità è che non ne ho uno.

Non saprei dire come è iniziata o perché, non ricordo quale fosse il mio bisogno quando presi per la prima volta la macchina fotografica in mano e come o quando esattamente è diventato lo strumento più necessario nella mia vita.

Il mio approccio e legame con la fotografia cambia e si evolve a pari passo con me, quasi fosse una parte del mio carattere o della mia persona.

Più che una passione, direi che fare foto per me è il modo in cui mi sento più a mio agio per comunicare o per guardare la realtà che mi circonda, ed è un qualcosa che ho capito con il tempo, gradualmente, crescendo.

Quali sono i soggetti che preferisci fotografare?

Gli anziani e i bambini, senza alcun dubbio. Entrambi senza inibizioni, cristallini e sinceri. Li ritrovi a compiere gesti normalissimi e quotidiani con una grazia, una nostalgia o un’euforia che difficilmente troveresti in persone che sono in una diversa parte di vita.

Ammetto che le persone anziane (qui nota come “la gente antica”) sono quelle che però preferisco in assoluto: a molti di essi basta un pretesto qualsiasi per iniziare a raccontare la loro storia e renderti parte e partecipe di essa, mentre altri riescono a comunicare (anche una possibile negazione volendo) semplicemente con i loro volti segnati dall’età, delle vere e proprie maschere di cera che si raccontano tramite espressioni buffe, strane, corrucciate o gioiose.

Li trovo molto affascinanti, sia esteticamente che per ciò che custodiscono.

Quali reputi le zone di Napoli più interessanti e perché?

Con il rischio di utilizzare in una frase fatta, ammetto che io trovo Napoli tutta interessante e che l’ho sempre vissuta con la stessa curiosità durante la mia crescita. Scopro letteralmente qualcosa di nuovo ogni volta che esco di casa, a prescindere dalla zona in cui ho deciso di passeggiare.

Ci sono spiragli di mondi diversi in ogni dove, panorami mozzafiato e scorci pittoreschi dal vomero al porto, da Fuorigrotta a Poggioreale.

In più ogni luogo sembra avere un suo umore, secondo il quale si cambia, si nasconde o si rivela: anche se ripercorro le stesse strade più e più volte queste sembrano infatti davvero diverse a seconda del giorno, del periodo o della stagione che le segna.

Quali invece le zone meno interessanti o che preferisci non scattare?

Non avendo preferenze in merito ai quartieri di Napoli non mi è mai capitato di non avere desiderio di scattare una foto ovunque io mi trovassi. Se non si è alla ricerca solo di una cartolina con il vesuvio nello sfondo, ogni zona della città si presta a diventare un teatro di vita a cui fare da fotografo di scena.

Qual è il tuo approccio con le persone, chiedi di fotografare o rubi l’attimo?

Dipende. Io per la maggiore utilizzo un 50mm, una lente fissa molto stretta che mi costringe sempre ad avvicinarmi, ma non sempre è necessario che io mi ritrovi a parlare con i soggetti che ho deciso di scattare per questo.

La maggior parte delle volte, quando scatto una foto a qualcuno per strada, questo non ci fa neppure caso e nel caso dovesse passa poi il successivo quarto d’ora a chiedersi se gli ho fatto davvero una foto o meno, ma difficilmente la cosa suscita come prima reazione il fastidio.

É capitato spesso, comunque, che chiedessi a qualcuno il permesso di potergli fare una foto. Alle volte lo faccio anche perché la persona che ha catturato la mia attenzione mi incuriosisce parecchio o perché sento ci sia qualcosa in più da sapere di quella persona perché io riesca a portare a casa un ritratto più onesto.

Quest’anno, ad esempio, grazie alla fotografia ho conosciuto un uomo che faceva il mozzo sulle barche giù Mergellina ed il nostro rapporto di amicizia è nato proprio grazie ad una foto.

I Napoletani hanno tantissimi difetti, ma ci basta parlare del tempo per creare un legame. Ho preso l’abitudine di frequentare il luogo dove ho conosciuto l’uomo e ho passato l’intera estate a circondarmi di gente che mi accoglieva nella piazzetta giù al mare come se fossi una parente.

Con il passare dei mesi mi sono resa conto di avere un legame con quelle persone e quel luogo molto più profondo di quanto credessi e di essere diventata pienamente parte di uno scenario che di norma viene utilizzato per raccontare Napoli in modo stereotipato, nonostante io non ci vedessi ormai più nulla di tale, avendo avuto modo di conoscere le realtà dietro quelle maschere.

Decidere di scendere in strada in una città come Napoli per raccontare il quotidiano e la gente ha indubbiamente i suoi pro e i suoi contro e così com’è possibile che tu infastidisca qualcuno con la tua curiosità, capita anche che tu possa portarti a casa più di quanto stessi cercando.

La fotografia è il tramite con cui cerco questo tipo di esperienze: nonostante guardi un po’ tutto attraverso l’obiettivo io sono parte della scena e sono quasi sempre molto coinvolta, nel bene e nel male, in ciò che poi cerco di raccontare ad altri tramite le immagini che ne traggo.

Quanto instagram influenza la tua fotografia?

Instagram non ha mai influenzato il modo in cui scatto o i soggetti che scelgo (entrambi dettati invece dal contesto, l’atmosfera, il mio umore e da tutto ciò che viene chiamato più dall’istinto che non dalla ragione), ma mi rendo conto che per un motivo o per un altro sta forse influenzando il modo in cui post produco le mie foto, di conseguenza alle pecche tecniche dell’app.

Il problema maggiore che riscontro con Instagram è più che altro nella scelta di cosa pubblicare e cosa invece tenere per me:di norma non farei una selezione in tal senso, ma non riuscendo a rispecchiarmi nella leggerezza con il quale si approccia ai contenuti proposti su Instagram, mi ci sento spesso scomoda o fuori luogo.

Daniele Carrano
Daniele Carrano
Scrivo per il piacere di confrontarmi con gli altri. Co-fondatore di Escape Vision.

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