Per andare al passo coi tempi, nella musica come in ogni settore la parola d’ordine è reinventarsi.
James Brown negli anni 70, spiazzato dall’impazzare della Disco Music fu costretto a rivoluzionare il suo stile e la sua intera band.
In tal senso, tanti sono gli spunti di riflessione : è sbagliato inseguire il mercato ?
É più importante l’identità o il successo ?
A queste domande ci aiuta a rispondere Cosimo Fini a.k.a. Gue Pequeno con il suo nuovo album che più che Sinatra si sarebbe potuto chiamare James Brown.
L’album Sinatra è forse troppo come ce lo si aspettava: 12 tracce in cui l’autocelebrazione la fa da padrone e le collaborazioni vanno tutte o quasi a stuzzicare il mercato in fermento della trap.
Gue ci insegna però come il gioco per lui sia ormai diventato facile, facile nella scrittura che gli permette di uscire almeno un prodotto all’anno, facile nella scelta delle basi e perfino nella strategia di marketing che ha portato l’album sulla bocca di tutti con l’hashtag #trapphone.
C’è tuttavia un ventaglio di pattern musicali e stilistici talmente vario che permette a ciascun ascoltatore di trovare una sua dimensione in Sinatra. Dalla radiofonica Sobrio, la latina Bam Bam, Babysitter che strizza l’occhio alla dance francese e Bravi Ragazzi con Noyz Narcos che fa scendere un brivido sulla schiena di tutti i nostalgici.
A nessuno non piace Guè Pequeno.