Identità nella musica: quanto è importante?

L’identità è un argomento che è da sempre protagonista della quasi totalità degli studi sulla società e ovviamente sull’individuo. È  stato, ma soprattutto è, interesse di molti capire e spiegare come l’essere umano modelli la propria essenza in base al contesto in cui si ritrova, alla persona con cui si sta relazionando e al gruppo sociale nel quale vuole iniziare a far parte. Senza andare troppo nello specifico, la differenziazione principale che si fa nei riguardi dell’identità di un individuo è quella tra la dimensione interiore di quest’ultima e quella esteriore, in altri termini tra ciò che siamo veramente e ciò che vogliamo che gli altri vedano di noi. In tutti gli esseri umani queste due sfere identitarie sono due facce della stessa medaglia che non coincidono per nulla, si tratta solo di essere più o meno capaci di farle coincidere il più possibile consapevoli che è naturalmente impossibile stabilire un esatto punto di equilibrio. Può sembrare brutto da dire e forse quelli che vantano una buona dose di sicurezza di sé e che in questo momento staranno leggendo queste righe si adireranno,  ma è così e bisogna accettarlo, nessuno si espone agli altri per ciò che veramente è, semplicemente perché l’essere umano combatte da sempre una costante battaglia di adattamento con le varie società in cui si è ritrovato nel corso della sua esistenza e quindi gli tocca: adattarsi prima e viverci poi, e per farlo necessariamente deve essere in grado di plasmare come meglio possibile il proprio essere con i canoni della società di appartenenza e in scala minore con il gruppo sociale con cui vuole relazionarsi, ecco perché in alcuni casi si parla di sopravvivenza dell’individuo nella società.

Anche nell’industria musicale, così come nella vita di tutti i giorni, l’identità assume un ruolo di peculiare importanza. Io Artista, precursore di un determinato genere, modificherò i miei comportamenti ai fini di una costruzione dell’immagine di me stesso da presentare al pubblico il più possibile vicina al genere in questione, altrimenti rischierei di peccare in credibilità; sarebbe anomalo se non assurdo vedere Michael Bublé andare in giro con collane d’oro cantando “I’m a motherfucking P-I-M-P” dopo un’esibizione alla Royal Albert Hall, no?. Negli ultimi mesi l’argomento identità ha preso ancora più piede con l’avvento di una figura misteriosa, venuta a noi sotto il nome di LIBERATO. Un feticcio musicale venerato da chiunque e, in certi casi, ancor prima per la sua capacità di navigare nell’anonimato che per la qualità della sua musica (che non mettiamo di certo in dubbio). Ma è forse qui che sorge un problema, LIBERATO non è di certo il primo artista a mantenere segreta la sua identità, si potrebbero fare tanti altri esempi. In tutti questi casi la cosa certa è che chi mantiene le redini del gioco non è di certo esente dalla costruzione dell’immagine del proprio sé da presentare al pubblico di cui sopra, anzi il lavoro richiesto è addirittura maggiore. Detto questo e premettendo che il discorso segue una via generale senza riferirsi a nessun’artista in particolare, è bene ricordarsi (a malincuore) che anche la musica una volta inserita nel vortice tumultuoso del mondo del  mercato, va automaticamente a legarsi con determinate strategie di comunicazione di massa che si basano a loro volta su altrettante strategie persuasorie per convincere il pubblico a comprare un determinato prodotto piuttosto che un altro, e l’unico metodo per non cadere in questi tranelli psicologici è quello di riuscire ad elaborare un adeguato pensiero critico da anteporre alla scelta da fare. L’identità di un’artista, dunque, è di assoluta importanza ma bisogna capire quanto essa sia effettivamente rilevante a giochi fatti prima di inciampare in conclusioni affrettate. In una relazione a due tra artista e pubblico, vista attraverso uno sguardo forse troppo romantico, ciò che dovrebbe essere rilevante per il secondo non è tanto chi è il primo, ma ciò che esso riesce a trasmettere ed è importante riuscire ad arrivare ad elaborare un giudizio finale che si basi su considerazioni concrete sulla qualità del prodotto e non sul personaggio, tutto il resto è da contorno. 

Artwork by: Giorgia Amato
Alessandro Canonico
Alessandro Canonico
Appassionato di street art e musica elettronica, amante di Napoli e del Napoli. Scrivo per dare voce alla cultura.

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