Esternare la propria esperienza con l’arte: Ogni Donna una Madonna

Il potere delle immagini di raccontare è a fondamento della capacità narrativa del genere umano, ma un ulteriore e importantissimo ruolo che svolgono le immagini è quello di aiutare le persone a sentirsi meglio.

Le immagini possono essere uno strumento di riparazione e di identificazione ed è il caso delle “Madonne Sexy” di Ogni Donna una Madonna.
Opere che hanno aiutato l’autrice a raccontarsi per guarirsi dalla propria esperienza ma soprattutto a raccontare per guarire le tante donne che ogni giorno si confidano con lei.

Abbiamo parlato con l’anonima street artist (anche se lei non preferisce definirsi tale) cercando di capire il suo processo creativo e gli artisti che l’hanno ispirata.

Ciao, innanzitutto come e quando nasce Ogni Donna una Madonna? 

Ogni Donna una Madonna nasce ufficialmente a Maggio 2021, fine lockdown. Ma in verità il “Progetto” è dovuto a una sera di due anni e mezzo fa, quando quello che credevo un amico ha scelto di saltarmi addosso e spogliarmi senza il mio consenso. Il giorno dopo si giustificò: “avevi quella scollatura…”. 

Non sono un’artista, faccio tutt’altro nella vita. Ho deciso di studiare grafica dopo questa brutta esperienza, perché volevo fondere le immagini di donne normali con immagini sacre. Volevo raccontarmi che anche io meritassi di essere riconosciuta come Madonna, indipendentemente dai miei vestiti. Così ho creato madonne sexy. 

Le tue opere come sono state percepite dal pubblico? Ricordi qualche critica o apprezzamento in particolare?

Ho ricevuto qualche messaggio minatorio dalle parrocchie di quartiere, qualcuno invece dice che brucerò all’inferno: questi sono i complimenti che preferisco perché dimostrano che basta una scollatura a far percepire una Madonna come una bestemmia. 
Gli altri apprezzamenti invece arrivano principalmente dalle donne, molte di loro mi raccontano le loro storie pur non sapendo niente di me.

Credo che, attraverso le immagini, riescano a capire che possono fidarsi di me. Presto racconterò la mia storia e anche le loro, magari in un libro. 

Ci racconti il tuo processo creativo, come avviene la scelta del muro dove l’opera verrà collocata? Ma soprattutto quali sono le condizioni in cui preferisci affiggere i tuoi poster? 

Il processo creativo è uno sfogo, una manifestazione di come vorrei sentirmi. Invece la scelta del muro è dettata dall’affluenza per strada: tento di non farmi vedere da nessuno. Vado sempre di notte e tento di non avere problemi: non voglio che la mia faccia venga accostata al progetto.

É la prima volta che qualcosa che faccio ha successo senza sentirmi dire che mi è stato dato credito per il mio bel faccino. 

L’arte di strada è purtroppo soggetta a vandalismo, fa parte del gioco, ma ricordi qual è stata (e se c’è mai stata) la sensazione di vedere per la prima volta una tua opera vandalizzata? 

Mi arrabbiai moltissimo la prima volta: semplicemente non ero pronta. Poi però sono arrivate le foto dei miei poster rubati, incorniciati nelle case. Poi soffiate che le parrocchie di quartiere, armate di scala, andavano a fare le spedizioni punitive per staccarle tutte in pieno luglio… ed è arrivata la vera soddisfazione.

Sapere che le mie opere vengono tanto fraintese è una dimostrazione che quello che voglio dire esiste davvero: basta una scollatura a far credere che anche la Madonna sia una puttana. Questa è la loro interpretazione! Mi chiedo cosa si agiti dentro di loro quando vado in giro io, o le altre ragazze, quando ci facciamo carine. 

Cosa ne pensi della Street Art di oggi a Napoli? C’è qualche artista che ti piace in particolare e con il/la quale ti piacerebbe collaborare?

Ho già collaborato con uno streetartist fantastico, anonimo anche lui: Undeterred.art . Poi c’è quello che mi ha ispirata a creare i miei lavori è Trallallà, con le sue sirene Ciacione. Ancora vederle mi emoziona.

C’è poi un altro artista che mi ispira a non mollare e a fare arte anche quando le mie opere spariscono in meno di due ore: Patersondriver. E’ capace di condensare un trattato di sociologia in un’immagine, forse per questo i suoi lavori vengono distrutti in un attimo.

Una volta ho riempito di poster la sede di un’agenzia che aveva collaborato nello scandalo del cimitero degli angeli, a Roma: aborti sepolti senza permesso con il nome e cognome della donna. Sono andata lì a lasciare il mio segno di protesta, ho incollato molti lavori. I poster erano spariti già alle 11 del mattino seguente.

Ho pensato a Patersondriver che contattai una volta per avvisarlo che una sua opera era sparita in pochissimo tempo: mi disse che l’importante era aver attaccato il lavoro.

Per me le collaborazioni importanti sono quelle di ideali e sono molto felice di poterlo finalmente raccontare: il suo esempio mi aiutò molto a fare quell’azione di protesta in modo incondizionato. 

Guardando all’estero, quali sono gli artisti (non necessariamente “di strada”) che ti ispirano? 

Ne approfitto qui per dire una cosa. Io non sono un’artista, non conosco molto dell’arte e più la conosco più mi sento una formichina minuscola.

Io voglio solo dire quello che sento e dare fastidio a chi dà fastidio a me, la streetart è il modo in cui lo faccio. E invito tutte e tutti a sentirsi all’altezza di esprimersi: io l’ho fatto quasi per caso e adesso ho donne in tutta Europa che condividono con me le loro storie.

Streetart significa anche esternazione d’impulso, non hai bisogno di essere un esperto, e quello che hai da dire può ispirare più di quello che fa un genio.

Prima della pandemia erano tantissimi gli street artist che venivano a Napoli a lasciare la propria “impronta”. La città è stata sempre percepita come una capitale dell’arte di strada in Italia, da “addetta ai lavori” questa cosa è vera? Qual è il tuo parere a riguardo? 

Napoli viene spesso raccontata come la capitale di questa o di quella cosa. Questa città è la mia vita, ma per me è la capitale della contaminazione.

Le persone sono ricettive ed entusiaste, così una specie di contabile come me può diventare una streetartist. Quando ho pensato qualcosa o desiderato imparare, mi è sempre stato dato credito da amici e conoscenti: sono giunta al mondo della grafica grazie ad un mio amico fumettista, che credeva potessi disegnare e creare.

Armandosi di tanta pazienza, Andrea mi ha messo i suoi strumenti in mano e mi ha fatto credere in me. Ecco di cosa è capitale Napoli: la capacità di credere in te anche quando tu stessa non lo sai fare. 

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