Il 31 marzo 2020 due delle penne più particolari del rap italiano si sono unite per un concept album parallelamente opposto alle logiche di mercato odierne, ma non per questo meno attuale, anzi. Si tratta di Infernum il primo album di Murubutu e Claver Gold, entrambi divenuti celebri per le loro strofe ricche di contenuti introspettivi ed impegnativi, arricchiti con citazioni filosofiche e letterarie. Dopo cinque album da solista per il primo e sette per il secondo e dopo vari featuring fra i due in questo 2020 particolarmente insolito hanno unito le forze in un album.
Oggigiorno la musica è sempre più solita seguire le logiche dei social, cercando così di diventare virale, di essere accompagnata da delle coreografie per TikTok, ma c’è e ci deve essere anche dell’altro. Proprio in questo spazio si situano i due rapper italiani sopracitati, perchè non ci sono solo teenager (o più piccoli) da intrattenere. Infernum è un concept album di 11 tracce, ispiratosi all’Inferno di Dante, che necessita di più ascolti per coglierne tutte le sfumature, un album da studiare per individuare le varie citazioni oltre che apprezzarne la metrica.
Di seguito la nostra intervista per entrare ancora più in profondità in questo mondo.
Innanzitutto perchè avete scelto di realizzare un album su un tema come l’Inferno dantesco?
M) L’idea dell’album sull’inferno dantesco è nata da Claver, il quale pensava che sarebbe stato un modo per stare vicino alle persone che vivono un inferno quotidianamente, a vari livelli. Effettivamente considerando il periodo in cui ci siamo trovati è così. Io, inoltre, avevo bisogno di trovare nuovi stimoli espressivi che più che mai possono essere trovati nella grande opera del padre della lingua italiana.
C) Abbiamo deciso di fare un disco sull’inferno dantesco, perché riteniamo che a prescindere dal contesto storico, l’inferno dantesco e alcuni personaggi al suo interno risultino sempre attuali e contemporanei; ci siamo rivisti in alcuni di essi e in alcune storie ancora forti che nell’immaginario collettivo.

È interessante notare come le vostre voci si sentano dopo oltre 2 minuti, dopo i primi due ospiti. Quanto tempo ci avete messo per realizzare Infernum e qual è stato il processo creativo (scrittura, produzioni, tracklist, featuring e non solo) dietro di esso?
M) Come progetto esisteva in fase embrionale da tempo, ma c’è stata un’accelerazione nell’ultimo periodo che ci ha portato a concluderlo in qualche mese diciamo.
C) La tempistica si è dilatata soltanto perché il lavoro di scrittura non è stato semplicissimo, non c’è voluto molto a concepirlo, piuttosto a scriverlo. Abbiamo dovuto rileggere la divina commedia, vedere dei passaggi, dei canti, abbiamo dovuto fare una cernita dei personaggi. É stato un lavoro abbastanza breve, se rapportato comunque alla divina commedia, ci siamo trovati subito in sintonia fortunatamente, uscendone fuori in breve tempo.
M) La scrittura è stata veramente a quattro mani. Innanzitutto Claver, che ha avuto la visione iniziale di questo progetto, ha steso un canovaccio dove aveva individuato alcuni personaggi e le loro letture possibili a livello metaforico soprattutto. Poi abbiamo cominciato a lavorare attraverso un vero e proprio studio dell’opera, degli approfondimenti. Al contempo abbiamo cominciato a contattare i nostri producer di fiducia e nuovi giovani, il confronto sulle basi è stata forse la cosa più complessa perché io ero molto restio ad accettare delle batterie nuove. Claver mi ha chiesto per l’appunto di provare a sforzarmi ed effettivamente ha fatto bene perché poi è un modo anche di sperimentare nuova possibilità, di mettersi alla prova e ne sono uscito sicuramente arricchito da questa esperienza. I featuring li abbiamo scelti anche con l’idea di dare un po’ più di luce, di respiro, ad un album abbastanza cupo. Per questo sono ricaduti su voci fondamentalmente soul come Shorty e Giuliano Palma.
Com’è promuovere un album di questi tempi?
M) Beh, chiaramente ci siamo interrogati sull’opportunità di far uscire un album di questo tipo in questo periodo e abbiamo scelto che sì, era giusto farlo, prima di tutto per dare un nostro piccolo contributo al vissuto di tanti in questa quarantena che è fatto di isolamento e invece, non solo i fan ma in generale, chi ha un po’ di curiosità poteva avere qualche stimolo da un album di questo tipo. In secondo luogo il periodo che stiamo vivendo porta in qualche modo alla riflessione quindi un album che ha dei contenuti può essere compreso meglio in un periodo così.
C) Promuovere un album in questi tempi è difficile, perché non hai la possibilità di poter fare interviste, magari video, ma ci sono molte testate interessate, e anche a livello di numeri siamo contenti, la gente è a casa e lo sta ascoltando.
Come sta andando la vostra quarantena, avete qualche suggerimento?
M) La mia quarantena sta andando complessivamente bene anche nel senso che non sono toccato più di tanto dalla tragedia che stiamo vivendo, dal punto di vista familiare e soprattutto ho modo di lavorare comunque quindi non è che ho tanto tempo libero. Comunque è un periodo che porta a ritagliarsi degli spazi in più per la riflessione, la ricerca e l’approfondimento.
C) La mia quarantena sta andando bene, sto recuperando alcuni libri, film letture che comunque avevo perso, che avevo detto un giorno lo farò, sto occupando il tempo a mio modo.
Dante si ritrova nella selva oscura dopo aver smarrito la dritta via. Nella musica come nella vita privata avete mai smarrito la dritta via?
M) Mi è capitato in gioventù di fare degli errori ma di dire di avere sbagliato e smarrito la retta via, posso dire umilmente di no.
C) Nella musica non ho mai smarrito la retta via, anzi ho sempre saputo quello che dovevo fare, a livello di rap e contenuti, per i messaggi che volevo dare ai miei ascoltatori; nella vita è facile perdersi, dalle persone, dalla vita, è un pò come un torrente, una volta che ti butti dentro non sai quando ne vieni fuori. Nella vita si, ho perso la retta via più volte, ritrovandola, ma nella musica ho sempre saputo quale fosse.
Come è cambiato l’approccio alla divina commedia dagli anni di scuola rispetto a questo progetto?
M) L’approccio alla divina commedia è cambiato perché come ogni libro lo cambia in base all’età in cui lo si legge per cui se avevo avuto dei ricordi di scuola ma poi nel corso del tempo avevo approcciato in modo occasionale l’opera adesso invece mi è capitato di studiarla, di approfondirla, di cogliere tanti riferimenti storici soprattutto e capire anche tutte le potenzialità allegoriche che porta con se un’opera di questo tipo.
C) Se un ragazzo spera di imparare la divina commedia attraverso il nostro disco, sbaglia. È bene saperla un pochino, almeno per comprendere a pieno i testi, così da poter essere valorizzati di più, ma sono comunque altamente fruibili a chi non ha minima conoscenza di ciò che accade, è questo il lavoro che abbiamo fatto, renderlo accessibile a tutti, sia a livello di musica che a livello di testi
Oggi la popolazione è più “dannata” rispetto a quella dantesca o l’uomo ricade negli stessi errori?
M) Oggi la popolazione è sempre la popolazione cioè fatta di uomini, i quali hanno sempre gli stessi vizi fondamentalmente ma sono cambiati i modi, gli strumenti per esaudire, appagare questi vizi che rimangono pressoché gli stessi e anche in questo sta la contemporaneità di quest’opera, questo sicuramente.
C)La popolazione è sempre stata dannata, quanto nel passato, nel presente e nel futuro. Potremmo migliorare sotto alcuni punti di vista, ma siamo più che dannati, colpevoli, non dovremmo redimerci, come diceva Andy Warhol, ma analizzarci.
L’Ulisse di Dante non torna ad Itaca per il suo desiderio di conoscenza , per oltrepassare le colonne d’Ercole. Questa fame di conoscenza, fra gli adulti come fra i più giovani oggi è stata smarrita?
M) Sì, sicuramente è la fame di conoscenza, quella hybris che Dante condanna formalmente ma con cui entra in empatia dal punto di vista personale, esistenziale, con cui simpatizza segretamente si è un po’ smarrita non perché manchi la curiosità ma perché si disperde come se noi avessimo l’idea di arrivare da qualche parte ma avessimo troppe informazioni per arrivarci allora ci perdiamo fra le informazioni e perdiamo di vista l’obiettivo.
C) Penso di no, la fame di conoscenza non è stata smarrita, e comunque non si può fare di tutta l’erba un fascio, nel senso tra gli adulti e tra i giovani, entrambi hanno voglia ancora di sapere e di potersi confrontare, secondo me il sapere è bello per potersi confrontare su ogni argomento e tematica, avendo valide basi di conoscenza.
Grazie per la pazienza e per la disponibilità, un saluto a tutti da Murubutu e Claver.