Napoli fra stereotipo e archetipo?

Il precedente articolo sulla mercificazione di Napoli, fra stereotipi e sfumature colonialiste, rappresenterà con molte probabilità uno dei temi caldi di questa estate, almeno per quanto riguarda la Napoli creativa.

Il tema è complesso e più volte è stato toccato sul sito, fra interviste ai tanti fotografi locali piuttosto che in articoli ad hoc.

La città partenopea è sulla bocca di tutti e nelle macchine fotografiche di qualsiasi brand. Quando nasce un trend bisogna solo aspettare che passi per capire poi cosa n’è rimasto.

Già oggi, mentre aspettiamo, bisognerebbe interrogarsi sul come si vuole raccontare Napoli. Una domanda che dovrebbero porsi anche le istituzioni, capendo dove e come supportare i creativi locali.

Il problema vero della “mercificazione” di cui tanto si parla è il poco coinvolgimento dei creativi locali, situazione che discrimina la creazione di una sovrastruttura autoctona di cui possa beneficiare la città. Una superficialità di brand che sfocia nel creare prodotti banali, come delle semplici maglie stese fra i vicoli dei quartieri spagnoli, piuttosto che cavalcare il trend delle spiagette del lungomare.

Ultimi, in ordine cronologico, i Coldplay proprio sul lungomare, per raccontare la storia di uno dei bagnanti più famosi di Napoli grazie al celebre tatuaggio “tutto passa”. Un bel prodotto, semplice e privo di demonizzazione dei soggetti, decontestualizzati con modelle o modelli, ma pur sempre l’ennesimo prodotto di una Napoli vista e rivista e di cui verrebbe da chiedersi il motivo della sua creazione, a distanza di un anno dal concerto.

Proprio questo video però mette in luce una differenza sostanziale che dovrebbe conoscere chi racconta storie. È importante in un racconto riuscire ad evidenziare e riconoscere una narrativa fondata sullo stereotipo ed una sull’archetipo. La prima si basa sugli stereotipi ed è una negazione della realtà, figlia di un’analisi superficiale di essa. La seconda si basa sull’estetica di riferimento, centrale per la scenografia della narrazione. Nell’ultima campagna di Nocta, ad esempio, Napoli fa solo da sfondo ed è a tratti impercettibile.

Questa distinzione è necessaria in qualsiasi racconto, che sia street photography o una campagna pubblicitaria.

In tal senso, nell’articolo precedente si fa riferimento a vari libri sulle spiagge napoletane, molti dei quali di fotografi che vivono e raccontano la città, ben prima del trend, ed altri di fotografi che da un weekend a Napoli fanno uscire un prodotto, senza esserci mai stati in precedenza.

É una storia vecchia quanto il mondo, che si ripete di trend in trend, lo stesso esempio si potrebbe fare sul Napoli calcio ed i tanti prodotti usciti sullo scudetto, da brand o creativi senza aver mai messo piede allo stadio piuttosto che aver mai raccontato prima il Napoli calcio.

Daniele Carrano
Daniele Carrano
Scrivo per il piacere di confrontarmi con gli altri. Co-fondatore di Escape Vision.

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