Paky: il dolore è il motore della creazione

Venerdì 11 marzo è uscito Salvatore il primo disco di Paky. Il rapper di Rozzano dopo essersi fatto notare con Rozzi nel 2019 ha collezionato un buon numero singoli e feat, abbastanza per creare un’importante attesa sul suo primo lavoro ufficiale, il suo primo album.

Salvatore non è un disco facile da ascoltare, è un prodotto che nasce dalla consapevole esigenza di dover raccontare la propria storia.

L’opera prima di Paky è un grande raccoglitore di emozioni, stati d’ animo, ricordi e riflessioni della sua vita personale.

La genesi di questo disco è dichiaratamente spiegata nell’interlude, Salvatore, dove Paky racconta la sua storia e come questa sia legata al percorso che lo ha portato a diventare uno degli artisti di spicco del panorama rap italiano.

Il motore di Paky sono sicuramente i suoi trascorsi, a cui fa riferimento  in tutte le tracce del disco, difatti Salvatore non è un disco che presenta i soliti clichè del rap, ma mostra Paky per per quello che è.

La complessità sta principalmente nei testi; ciò che maggiormente traspare dalle canzoni è il dolore che deve essere espiato, come se la scrittura prima, e la musica poi siano il vero momento di liberazione dal male vissuto.

La maggior parte dei feat difatti sono presenti nella parte finale del disco, la metà che proprio Paky ha indicato essere quella più sentita, conscious, e non è assolutamente casuale che Guè, Mahmood e Luche abbiano preso parte a tracce che si focalizzano su tematiche non comuni al rap italiano nei tempi moderni.

Salvatore non è un disco che racconta solo la vita di Paky, è un disco che da ampio respiro alla riflessione sugli  stati d’animo di coloro che intraprendono una vita criminale.

Ciò su cui preme Paky, già dall’ intro è dimostrare che la scelta di compiere crimini è una scelta forzata, come descrive in modo ancora  evidente ne singolo Mama i’m criminal: «la strada è l’ unica occasione che hai davanti».

Il modo in cui espone i punti di vista, il tono di voce rabbioso ma allo stesso tempo angosciato si lega perfettamente a quello che dice,  Paky non rappa, vive costantemente il malessere dei suoi vissuti attraverso i testi. 

Il suo modo di stare al microfono non è riducibile ad un’interpretazione piuttosto ad un rivivere un passato che si ripresenta, cercando di affrontarlo attraverso la musica.

Per Paky e i suoi, oggi, la strada non è più l’unica occasione davanti, non c’è più il buio ad accompagnare, ora c’è la musica, che apre ad una via alternativa, capace di allontanare i fantasmi del passato ed aprire alla luce.

Lorenzo Venom
Lorenzo Venom
Studio filosofia ma non sono un filosofo. Le mie ossessioni sono basket, graffiti e Napoli. Provo a scrivere di quello che mi piace e rappare di quello che vivo. Ah, odio la Juve con tutto me stesso.

Altri articoli

Santo Diego: santificazione artistica e popolare

Dal 2018 nelle strade di Napoli un occhio attento...

LIT, l’afro-sound di Napoli a cura di Jesa

L’Italia sta cambiando, Napoli sta cambiando, e c’è chi...

Mr. Pencil: da San Gennaro al Chicano

Siamo a Napoli, affollata come sempre. Un andirivieni di...

Scampia: il diritto d’immaginare (intervista a Davide Cerullo)

Non fa molto freddo in questi giorni; siamo in...

Co’Sang per sempre

Il 14 febbraio per gli innamorati del rap italiano...

Keep on rockin: TCK riapre la stagione delle Jam

Non sono passati pochi anni da quando Mos Def,...
- Pubblicità -

Altri articoli

Santo Diego: santificazione artistica e popolare

Dal 2018 nelle strade di Napoli un occhio attento...

LIT, l’afro-sound di Napoli a cura di Jesa

L’Italia sta cambiando, Napoli sta cambiando, e c’è chi...

Mr. Pencil: da San Gennaro al Chicano

Siamo a Napoli, affollata come sempre. Un andirivieni di...

Scampia: il diritto d’immaginare (intervista a Davide Cerullo)

Non fa molto freddo in questi giorni; siamo in...

Co’Sang per sempre

Il 14 febbraio per gli innamorati del rap italiano...

Keep on rockin: TCK riapre la stagione delle Jam

Non sono passati pochi anni da quando Mos Def,...
- Advertisement -