Napoli, centro storico più precisamente zona piazza Bellini, da sempre uno dei luoghi più vivi della nightlife partenopea. A pochi passi da lì si erge la Galleria 19 locale storico che dal 20 gennaio di quest’anno è il posto in cui i ragazzi di Unknown Crew, capitanati da Salvatore Diglio, esprimono tutta la loro essenza fatta principalmente di Techno, quella seria. Unknown Crew però non è solo una boccata d’aria nuova in una scena quasi del tutto satura, è anche molto altro; nella testa di Salvatore è forte la volontà di sensibilizzare il proprio pubblico verso un certo modo di far festa, da qui la politica del “no photo, no video” all’interno del locale. “I cellulari uccidono l’atmosfera” si legge sui loro canali social, come dargli torto? L’obiettivo quindi è quello di riuscire a vedere persone che pensano alla musica, al divertirsi ballando con gli amici piuttosto che stare perennemente con il cellulare in mano durante la festa. Purtroppo c’è bisogno di fare i conti con la realtà e se da un lato la risposta che hanno ricevuto dopo la prima festa, ospite la label romana Scuderia con un loro showcase, è stata positiva, dall’altro c’è ancora tanto da lavorare. Alcuni ragazzi non hanno rispettato questa loro filosofia e la risposta più comune è stata: “Ma dove siamo al Berghain?” No, siamo a Napoli. Perché a Berlino si e a Napoli no? È da questa domanda che si innalza un altro dei pilastri che sostengono la struttura ideale di questa giovane organizzazione, il forte senso di appartenenza alla propria città. Il sogno più grande di Salvatore e del resto dei ragazzi è quello di portare Napoli allo stesso livello di altre città europee, come Berlino. Il founder di Unknown Crew è consapevole però che riuscire in questa impresa da soli è complicato ecco perché propone agli altri promoters di abbattere gli eventuali muri fatti di conflitti di interesse e provare ad organizzare qualcosa insieme, l’idea è quella di un unico grande festival, che dia un motivo valido alle altre città di interessarsi a Napoli e ai napoletani e portare ancora più in alto il nome di questa città. Di seguito la nostra intervista a Salvatore Diglio.
Partiamo dal nome, il vostro significa letteralmente “gruppo sconosciuto”. Oggi, viviamo nellʼepoca dellʼapparire in cui il non essere dei completi sconosciuti è vitale per andare avanti, a questo punto ti chiedo: a cosa pensavi mentre elaboravi questo appellativo? Ma soprattutto, che ideale cerchi di trasmettere?
Il fatto che ci definiamo “Gruppo sconosciuto” è il nostro aspetto principale, per noi il piedistallo non esiste come concetto. Io devo essere conosciuto come Salvatore Diglio e basta non ci interessa stare alla ribalta, ci interessa essere conosciuti più per altri aspetti piuttosto che per il nome. Ciò che vogliamo trasmettere è la nostra disponibilità verso il pubblico, aiutarlo quando c’è bisogno, fargli capire che noi siamo qui per loro.
Continuiamo a parlare di identità, uno dei metodi per definire e rafforzare lʼidentità di un gruppo e far sì che i vari componenti si sentano parte di questʼultimo è lʼindividuazione di un nemico comune. Nel caso della tua organizzazione da chi è rappresentato questo “nemico comune”, chi cercate di combattere? Dando per scontato che esista ovviamente.
Se parliamo di genere musicale, sicuramente la tech house. Probabilmente il nostro nemico principale sono quelle serate che si spacciano per techno ma purtroppo non è così e ciò ci fa molto arrabbiare. Anche magari qualche artista che fa lo stesso, leggi nella loro bio “Techno” ma ciò che fanno è tutta un’altra cosa.
Quando mi sono accorto di voi, lʼaspetto principale che ho notato è una sorta di predisposizione a presentarsi come un fenomeno di nicchia, quasi come se volesse differenziarvi dagli altri guardando a ciò che già esiste come se non fosse del tutto puro. Del resto far nascere qualcosa di nuovo significa rispondere ad unʼesigenza a cui altri non hanno saputo farlo. Cosa cʼè che non va nel panorama in cui ci troviamo oggi e che magari pensate di aggiustare in qualche modo?
La cosa principale da aggiustare è la mentalità dei promoters di Napoli e non solo, forse è un problema da estendere a tutta Italia se non anche all’estero. Sono troppo accaniti sui soldi, in questo modo stanno rovinando una cultura. Noi sicuramente cercheremo di dare spazio prima ad altro, porteremo artisti come ad esempio Paramod e VCL che nessuno avrebbe forse mai pensato di portare ora dato che sono ragazzi giovani, con pochi likes su facebook, altri promoters se non vedono 10.000 mi piace non ci pensano nemmeno a chiamare quell’artista. Un altro problema è proprio questo, non c’è spazio per i giovani talenti noi puntiamo proprio su di loro e stiamo anche cercando nuovi resident, infatti con un post su facebook ho chiesto a chiunque volesse di inviarmi un proprio podcast e fortunatamente ne sono arrivati tanti, più di sessanta. Io voglio dare spazio ai ragazzi che magari ogni giorno spendono soldi per attrezzature e cose varie ma poi nessuno li chiama.
Unʼaltra vostra iniziativa che ho trovato molto coraggiosa è la politica del “no photo, no video” durante i party. È una scelta inusuale che ora potrebbe essere innocua ma pensando al futuro potrebbe essere rischiosa e causare una situazione di stallo non permettendovi di raggiungere un pubblico che comunque faccia al caso vostro ma che sia allo stesso tempo di portata maggiore, hai già pensato come risolvere questo eventuale problema?
Per me non è assolutamente un problema, io voglio restare così. Sono io che personalmente metto il bollino sulle fotocamere dei telefoni all’entrata. Alcuni ragazzi non hanno rispettato questa nostra filosofia durante lo showcase di Scuderia, perché allora rispettare il Berghain ad esempio e non il mio progetto? Perché non possiamo dire che anche qui a Napoli c’è un certo tipo di mentalità? Io consiglierei ad ogni organizzatore di Napoli di far abolire il cellulare, ma forse non ci succederà mai. In generale trovo che sia più appagante farsi raccontare le emozioni che uno ha vissuto mentre un dj passava un determinato pezzo piuttosto che farmi vedere un video.
Quindi reputi questa filosofia a tutti gli effetti il vostro punto di forza?
No, non lo considero un punto di forza. Deve essere alla base del clubbing qui a Napoli voglio che il turista che viene qui a ballare possa dire che a Napoli si vive la festa in tutto e per tutto, senza cellulare e tanta libertà.
Passiamo alla musica ora, per la vostra prima festa avete ospitato lo showcase della label romana Scuderia, con Lamanna, BR1002 e Tolebham, nella prossima sarà ospite Paramod insieme a VCL, entrambi per la prima volta in italia, che a loro volta saranno affiancati dagli italiani Undefined e Giovanni DʼAuria. Stiamo parlando dunque di techno molto potente e aggressiva che se non ti piace veramente fai fatica ad ascoltare. Innanzitutto ti ricordi quel particolare momento della tua vita in cui è scattata la scintilla tra te e questo genere?
Io ho iniziato nel 2012/2013 alla feste all’Old River anche se si trattava di techno un po’ diversa rispetto a quella che proponiamo. Forse il momento che mi ha fatto avvicinare del tutto a questo genere è stato quando ho ascoltato Leo Anibaldi durante una festa qui a Napoli. Ma la mia relazione con questo genere è partita prima che frequentassi a pieno le feste, tramite le mie ricerche ho iniziato ad ascoltare artisti che continuano ad attirarmi tantissimo come Headless Horseman, oppure Snts.
Quando, invece, hai capito che era arrivato il momento di promuoverla attraverso un progetto tutto tuo?
In realtà ci ho sempre pensato, poi ad un certo punto mi è scattata una molla anche considerando quello che stavamo subendo, ovvero dei prezzi assurdi per ascoltare un artista. Qualche anno fa iniziai a scrivere alle agenzie di booking per sondare il terreno e a contattare i vari club di Napoli e poco alla volta tutto ha preso vita. A proposito, ci tengo a ringraziare i ragazzi di Scuderia, tra cui soprattutto la fondatrice Claudia Landi che ci ha offerto una grande opportunità e ha creduto nel nostro progetto, magari qualche altra etichetta non lo avrebbe fatto visto che era il nostro primo party e fortunatamente tutto è andato bene.
Nella descrizione del prossimo evento troviamo scritto: “I cellulari uccidono lʼatmosfera, quindi assolutamente non necessari allʼesperienza nel club”. Qual è la tua idea di “esperienza” nel club che di conseguenza penso tu voglia trasmettere a chi partecipa alle vostre feste?
Uccide l’atmosfera nel senso che mi sembra di stare a un concerto di Gigi D’Alessio, in un party si balla, si parla con un amico o si va a bere qualcosa. Se io sto quei 2-3 minuti con il telefono in mano quei 2-3 minuti non li ho dedicati ad ascoltare bene un passaggio che sta facendo il dj e poi magari a fine serata le stesse persone dicono che il set non gli è piaciuto. La giusta esperienza riguarda l’ascoltare bene come sta suonando l’artista così poi posso dire se mi è piaciuto o meno.
Il 31 marzo andrà in scena la vostra seconda festa, siete una crew giovane e con ancora tanta strada da percorrere. In ogni caso è sempre possibile fare il punto della situazione, anche con pochi dati a disposizione. Come sono stati i feedback ricevuti dopo la prima? Ti ritieni soddisfatto o ti sei accorto che cʼè ancora tanto lavoro da fare e forse anche di più di quanto ti aspettavi prima di cominciare?
C’è sicuramente più lavoro da fare, ma dipende dai punti di vista. Al primo party c’è stato qualcuno che ha fatto foto o video ma abbiamo fatto un buon lavoro perché a fine serata fortunatamente c’erano zero flash accesi ed è già una piccola soddisfazione. Però c’è sempre quella parte che purtroppo ancora non rispetta la nostra filosofia. In generale sono soddisfatto di quello che ho fatto.
Per concludere, guardare a ciò che verrà è più che lecito ma lʼimportante è non correre troppo velocemente per evitare di andare fuori pista. Quali sono gli obiettivi che pensate di raggiungere nellʼimmediato futuro?
Allora uno dei miei sogni è portare AFX, per quanto riguarda obiettivi forse più fattibili ti posso dire i British Murder Boys oppure Horseman. Ovviamente è difficile e non dobbiamo farci film mentali, ma se uno lavora non è detto che non ce la può fare. Una cosa che voglio precisare è che noi non proporremo solo Techno, cercheremo di fare qualcosa sul Noise oppure anche Gabber anche se sarà complicato ottenere risultati positivi qui a Napoli.
Next event Unknown Crew: Unknown Crew x Hard Vision [#01] w/ Paramod, VCL, Undefined & Giovanni D’auria