Perché Banksy ha scelto Napoli?

Per Banksy sono state spese fiumi e fiumi di parole. Nonostante ciò non ci fermiamo e probabilmente non ci stancheremo mai di raccontare le gesta di uno degli eroi della street art.

In quest’articolo proveremo a rispondere ad una delle domande che, ogni amante della street art, a maggior ragione se Napoletano, pensiamo debba farsi ad un certo punto della sua vita. “Perché Banksy ha scelto Napoli?” Perché un’artista di livello mondiale, nel momento in cui decide di voler lasciare il segno anche in Italia sceglie di venire proprio a Napoli e non a Roma o a Milano o a Firenze?

L’artista di Bristol, ha lasciato il segno ben due volte nella città partenopea, con la Madonna con la pistola in piazza Gerolomini e quella che si presume sia una reinterpretazione dell’estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini rappresentata con in mano un panino e patatine del McDonald’s, simboli del consumismo. Il secondo stencil, nel 2010, purtroppo, è stato completamente ricoperto da un writer Napoletano e per questo non è più visibile, detto questo, col senno di poi Banksy forse non avrebbe scelto Napoli e adesso la domanda in questione sarebbe:”Banksy ma perché hai scelto Napoli? Guarda come trattano le tue opere.”

Ci piace pensare però che tutto ciò sia stata opera solo di un singolo individuo affetto da elevato egocentrismo (e speriamo Banksy sia d’accordo), oppure potremmo utilizzare la classica scusa che si usa in questi casi, cioè che dal momento in cui fai un’opera di street art può succedergli qualsiasi cosa ma nessuno ne è responsabile e quindi ora possiamo tranquillamente continuare a provare a rispondere alla domanda. Farlo non è stato molto semplice, ma nemmeno troppo complicato, abbiamo cercato di immedesimarci in lui e di immaginarlo come un semplice turista straniero, appassionato di street art, che viene a Napoli per la prima volta e a tutto questo aggiungerci “solo” il fatto che dalla sua parte possiede capacità tecniche e un pizzico di genialità, quindi qual è stata la molla che ha scaturito la voglia di lasciare un segno, di marchiare questa città?

Quasi sicuramente sarà stato il fatto che nel momento in cui si mette piede a Napoli, che sia per la prima o per la decima o per la centesima volta, si inizia inevitabilmente e piacevolmente ad essere circondati da arte in tutte le sue connotazioni, e in qualsiasi parte capita di trovarti e in qualsiasi persona incontri si può inciampare anche nella più minima forma d’arte, dalla vecchietta seduta fuori al suo vascio nel quartiere che racconta storielle popolari all’impetuosità del Castel dell’Ovo o del Maschio Angioino. Quando Banksy ha messo per la prima volta piede in questa città è stato travolto dal vento caldo fatto d’arte innalzato dalle pennellate di Cyop & Kaf, di Zolta e di Diego Miedo e alimentato dagli spray di crew storiche come la KTM, per citarne alcuni.

Tra street art e Napoli c’è un binomio inscindibile.
La street art sta a Napoli come la pizza sta a Napoli, come il caffè, come il mare, il sole, il vesuvio e il mandolino come il Napoli e Zio Pino stanno a Napoli e Banksy lo ha capito, prima di noi stessi cittadini. Insomma, i muri parlano, raccontano storie bisogna solo saper ascoltare. Banksy è stato in grado di farlo e il suo dovere da street artist si è fatto sentire e lui ha risposto, un pò come quando i supereroi intervengono in aiuto della legge per sconfiggere i nemici egli è intervenuto aggiungendo pagine importanti al capitolo street art del libro della storia Napoletana. Ecco perché, secondo noi Banksy ha scelto Napoli.
 
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Streetbook: Parthenope. 📷: @nancyydowns

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Alessandro Canonico
Alessandro Canonico
Appassionato di street art e musica elettronica, amante di Napoli e del Napoli. Scrivo per dare voce alla cultura.

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