Lo abbiamo già accennato, il basket non è un semplice sport di contorno e non è limitato al parquet di gioco: personalmente ritengo sia una delle più grandi e vistose espressioni globali della cultura pop e urbana.
Il suo è un peso sociale significativo. Grazie ad esso ed alle storiche campagne di merchandising del passato, oggi la palla a spicchi ha attirato l’attenzione dei più grandi brand del mercato, creando un modello di mercato con le migliori multinazionali del tempo.
Le note collaborazioni di Michael Jordan con la Nike e Allen Iverson con la Reebok sono state ampliamente approfondite negli articoli precedenti, ma quali sono state le altre importanti partnership tra il mondo del basket e i brand?
James & Mbappé
Sicuramente la più recente e importante che ha dato vita ad un tridente non di poco conto è quella che ha coinvolto la solita Nike insieme alla leggenda LeBron James e all’astro nascente francese Kylian Mbappé.
Lo scorso anno i primi segnali di collaborazione tra gli atleti sono arrivati tramite i social, con le due star che si sono scambiate le relative immagini dei profili Instagram, per poi ufficializzare il tutto tramite il sito del colosso americano. Per ora la linea comprende solo due release: le LeBron 18, modello per i giocatori di basket, seguite dalle Mercurial Superfly 7 ‘Chosen 2’, ovvero il modello da calcio con i tacchetti prodotto con una tomaia speciale con riferimenti alla bandiera francese e con la tag ‘LeBron’ sul tallone delle due scarpe; sicuramente in futuro verranno rilasciate altre sneakers, ma qualche fonte interna lascia pensare che in programma ci sia anche una linea di sportswear, e non è esattamente un caso.
Perché non è un caso tutto ciò? La risposta è molto semplice: la Nike ha un contratto, in scadenza nel 2032, con il PSG, squadra dove milita Mbappé.
Il club parigino, in collaborazione con Jordan, ha rilasciato una nuova linea di sportswear decisamente particolare, con “The Jumpman” a sostituire la Torre Eiffel nel centro del logo della squadra francese, e con una colorway mix tra fluo e opaco. Nike, Jordan, Mbappé, LeBron James e PSG: se per ora si tratta di un tris e di una coppia, in futuro potremo vedere un full di assi e re.
New Balance
Un altro brand che sta investendo molto nel basket è sicuramente New Balance.
Se fino a qualche anno fa il colosso di Boston e la Nba avevano deciso di percorrere strade totalmente diverse, nel 2019 il vice presidente di global marketing Chris Davis durante l’All Star Game ha annunciato il ritorno del brand nel mondo della pallacanestro con un accordo pluriennale che comprende la possibilità di ampliare la propria presenza in tutta la lega e incrementare il coinvolgimento con i consumatori fan dell’Nba in tutto il mondo.
La partnership ha preso il via ufficialmente con la campagna globale del marchio “We Got Now” in collaborazione con la stella Kawhi Leonard, cestista dei Los Angeles Clippers, il quale ha usato la prima e unica silhouette rilasciata per ora e denominata semplicemente “KAWHI”, rifacendosi in parte alle “OMN1S” che Leonard utilizzava precedentemente.
Il nuovo release comprende una colorazione di debutto a base bianca, taglio mid con una base in mesh tecnico del tutto particolare; i dettagli decorativi si presentano con un motivo ricamato multicolor nella parte centrale e sulla linguetta, mentre i loghi sono distribuiti su tutta la scarpa: quello NB in 3D si trova sul tallone, il marchio “KAWHI” sulla linguetta e la firma del giocatore sulla parte alta del tallone.
Esattamente con la stessa logica di Nike-James-Mbappé e della Jordan-PSG, la New Balance oltre al basket sta intraprendendo una partnership anche nel mondo del calcio per allargare i propri orizzonti, infatti dalla prossima stagione sarà il marchio principale del merchandising della Roma.
C’è altro da sottolineare? Decisamente si.
Vuitton, Dior, Prada: no, non si tratta di una sfilata di moda, ma delle recenti collaborazioni tra moda e basket.
Negli ultimi anni, e in particolare dopo la partnership del 2017 Supreme–Vuitton, i brand di lusso si stanno inserendo nei meccanismi del sistema americano dello sport lavorando soprattutto alla creazione di nuove linee di sportswear: non è un caso che nel 2020 la metà dei cestisti Nba siano arrivati ai match con zaini o valigie targate LV e non è un caso che il Larry O’Brien Trophy nel 2020 sia stato consegnato in un baule Vuitton. Come LV anche Supreme non è da meno, è del 2018 la sua collaborazione con NBA.
Più articolata è la partnership con Dior, che per ora non ha rilasciato novità per il futuro, ma ha deciso di lanciare una rivisitazione di sneakers in collaborazione con Air Jordan, oltre che a rientrare nella solita linea di sportswear.
Più cupo, invece, è l’accordo con Prada: è stato firmato un contratto pluriennale e plurimilionario, così come con Adidas, ma non è stato svelato ancora alcun dettaglio su cosa riserverà la partnership; finora il brand si è limitato a vestire i cestisti e l’esempio lampante è Anthony Davis che assiste alle partite dove non è arruolabile a bordo campo con un’enorme giacca militare firmata Prada.
Il mondo della Nba si sta muovendo su due lunghezze d’onda differenti, ma entrambe fortemente interessanti.
Se da un lato troviamo i brand di lusso sopracitati, e non solo, che puntano all’innovazione, dall’altro troviamo i nostalgici che amano ricordare il passato.
Il caso eclatante, già citato in un articolo precedente, è quello del brand Mitchell&Ness. Da qualche anno, in realtà, nel basket sta spopolando la famigerata city edition: si tratta di un vero e proprio tuffo nel passato con la ripresa totale dei motivi delle canotte degli anni ’80/’90, ma rivisitate, modernizzate e adattate ai tempi odierni.
Basta vedere la canotta degli Utah Jazz degli anni precedenti, palesemente la copia di quella dei tempi del pick and roll Stockton to Malone ma rivisitata soprattutto sulla colorway, o dei Toronto Raptors, memore dei tempi di Air Canada Vince Carter, o dei Los Angeles Lakers, con un motivo decisamente anni ’80 alla Earvin Magic Johnson, ma con richiami ai primi anni ’00 con il 34 di Shaquille O’Neal nella parte bassa.
In realtà il gioco sta cambiando, ed anche radicalmente, e l’opinione generale intorno alle city edition è quella di tenere “buoni” gli amanti del retrò e di un basket che piano piano va scomparendo.
Sorge un interrogativo ovvio a questo punto: si tratta di una scelta di mercato dettata da questa odierna retromania, ovvero modernizzare il vintage, od è l’inizio di un mash-up tra quel che è stato e quel che sarà?
Staremo a vedere.