Westside Gunn è il rapper preferito del tuo rapper preferito

“Right now, at this point, everybody wanna do the same shit and try to do the same shit and you not actually doin the same shit”

Sono queste le parole con cui inizia l’ottavo capitolo della saga Hitler Wears Hermes ultimo lavoro di Westside Gunn.

Queste parole vengono da una leggenda del sottosuolo  americano come AA Rashid, che apre il progetto con un monologo sulla necessità di riportare la musica ad uno stato artistico, prima che capitalistico.

L’ intro suona la carica ad uno dei progetti più scorrevoli e fluenti della prospera attività di pubblicazione del padre fondatore di Griselda, che dopo il capolavoro di Pray for Paris, Who made the sunshine? e Flygod is a awesome God II rilascia il suo quarto progetto in neanche due anni. 

Per chi non lo sapesse, Westside Gunn, insieme alla sua crew-etichetta Griselda, è una delle ultime rivelazione del rap statunitense, già fondamentale nella scena contemporanea.

“Westside Gunn mi ha fatto tornare la voglia di rappare” (Tyler, The Creator)

La fine di questa estate è stata sicuramente monopolizzata dalla guerra mediatica fra Drake e Kanye West, lasciando pochi riflettori puntati su un mixtape di gran fattura come questo, che si  esprime attraverso un suono classico ma allo stesso tempo estremamente sperimentale. 

In questo capitolo della saga, Westside Gunn lascia molto spazio alle nuove leve che orbitano intorno al mondo Griselda, come Rome Streetz e Stove Good Cooks, che nelle varie apparizioni non sfigurano, anzi risultano avere un ruolo quasi primario rispetto  a Gunn e “Draymond” ne è un esempio lampante.

Si tratta di una traccia molto cupa che trasuda di underground dei mid ‘90s, un’atmosfera ricercata che presenzia lungo tutto il progetto, attraverso l’utilizzo (come sempre) di bpm molto bassi, sample, bass line e poca presenza di cassa e rullante, elementi che si ritrovano in canzoni come  “Vogue Cover”, “Peri Peri” e “Right Now”.

In quest’ultimo brano c’è anche la partecipazione di un ritrovato Jadakiss, che dopo lo Show leggendario tenuto fra Lox e Dipset nel format Verzuz dell’app Thriller, riscopre una seconda giovinezza che lo porta di nuovo al centro della scena rap americana. 

Il grande ospite d’onore di HwH è però Lil Wayne, presente nella traccia “Bash Money”,  dove il rapper di New Orleans si adatta perfettamente alle sonorità che contraddistinguono il suono Griselda: slow flow, liriche taglienti e punchline che fanno scoprire un nuova sfumatura dell’iconico rapper che ha segnato la generazione pre-trap.

Una menzione speciale va fatta al producer Conductor Williams, non è un caso che la sua producer tag reciti: “Conductor, we have a problem”, e non è un caso che lui riesca a risolverli in modo brillante in quanto le produzioni presenti aiutano al piacevole e lento scorrimento di tutto il mixtape, che non risulta pesante come i lavori precedenti, come nel caso della traccia “Spoonz” con Conway The Machine

Ampliando lo scenario riflessivo rispetto alla figura di Westside Gunn, è innegabile che questa saturazione e prolificità dei contenuti pubblicati stia portando dei risultati eccellenti, in quanto Griselda è passato dall’essere una realtà solida dell’underground americano ad avere un ruolo centrale nella scena del mainstream. 

La presenza di Gunn in “Donda” di Kanye West, la collaborazione con Travis Scott,  lanciata in anteprima alla sfilata di Cactus Jack x Dior, o ancora la traccia d’apertura dell’ultimo album di Tyler, “Sir Baudelaire”, in cui troviamo lo stesso beat di “Michael Irvin” di Westside Gunn, sono la prova che i Buffalo Kids hanno acquisito uno status quo

Westside Gunn e Griselda sono ormai riconosciuti per il loro contributo non solo all’interno del panorama musicale, ma quello culturale afroamericano.

Quella di Gunn in primis, e di Griselda poi, è chiaramente una missione artistica, dichiarata attraverso l’uso e il linguaggio di un classico che torna, e che risulta essere più contemporaneo della finta innovazione, che scade nella banalità.

Rap Group
Lorenzo Venom
Lorenzo Venom
Studio filosofia ma non sono un filosofo. Le mie ossessioni sono basket, graffiti e Napoli. Provo a scrivere di quello che mi piace e rappare di quello che vivo. Ah, odio la Juve con tutto me stesso.

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