L’arte urbana è continuamente associata a parole importanti, pregne di speranza, come: riqualificazione urbana.
Può un muro effettivamente riqualificazione un’area o un intero quartiere? No, non del tutto.
L’arte non ha poteri magici e gli artisti non sono supereroi. Laddove lo stato è assente non è di certo un’opera d’arte a risolvere il problema.
Negli ultimi dieci anni la Street Art ha avuto un forte incremento e sempre più associazione e privati hanno pensato di usarla come mezzo per abbellire e quindi riqualificare una determinata area, ovviamente laddove questa sia pubblica, con l’autorizzazione delle istituzioni.
Proprio questi processi nati spontaneamente, si pensi a QS di Cyop & Kaf, hanno dimostrato e mostrato la potenzialità dell’arte urbana. Oggi i murales sono entrati nella quotidianità dei comuni come di privati, pronti a supportarli e sponsorizzarli.
La legalizzazione della Street Art però ha portato con sé importanti parole, come scritto in precedenza, a cui è difficile far seguire i fatti.
La riqualificazione urbana, in alcuni casi, si è dimostrata un tappeto sotto al quale nascondere la polvere.
L’arte urbana è un’ottimo seme da piantare che però non viene annaffiato.
A cosa serve l’arte urbana se poi non segue una vera politica di inclusione sociale?
Da un punto meramente estetico potremmo tutti concordare che sia meglio un muro colorato rispetto ad un muro grigio e sicuramente l’arte può ispirare le persone, in particolare modo le nuove generazioni.
Ad esempio, a San Giovanni a Teduccio, periferia di Napoli, Jorit ha realizzato 4 facciate e parlando con Jannett (rapper locale) abbiamo avuto conferma di quanto l’arte possa ispirare (clicca qui per approfondire). Allo stesso tempo però c’era chi lamentava il fatto che spesso l’artista arriva, usa il muro come fosse la sua vetrina e nulla cambiava.
La domanda che bisogna porsi quindi è: quando e come la riqualificazione urbana si può ritener tale? Gli artisti non sono certo supereroi e non è loro compito migliorare alcune realtà pregne di difficoltà.
Restando a Napoli, nei Quartieri Spagnoli o nel Rione Sanità le opere d’arte urbana hanno attirato ed attirano sempre più persone, c’è quindi sicuramente un’economia che gira e l’opinione pubblica su quest’area sicuramente è cambiata, nonostante altri problemi persistano.
Di processi come quest’ultimi ne troviamo vari, in tutto il mondo. In Italia si può citare Diamante, già meta estiva per il mare ed oggi anche “Città dei Murales”; oltreoceano troviamo Bushwik, vecchio quartiere industriale di New York ed oggi prettamente turistico.
La riqualificazione urbana, però, può funzionale laddove istituzioni, privati ed artisti lavorino per raggiungere lo stesso risultato. Vedere murales o facciate abbandonati a sé stessi, non fa bene a nessuno, soprattutto se in aree periferiche difficili da raggiunger e con importanti problemi, dalla dispersione scolastica alla disoccupazione.
Il seme della riqualificazione urbana attraverso l’arte non cresce se non annaffiato e curato.