Settimana scorsa Roberto Saviano, celebre autore di ”Gomorra”, è stato a New York per presentare il suo ultimo libro ”La paranza dei bambini”.
Come in molti già sapranno, durante una di queste presentazioni, come più volte è accaduto, Roberto Saviano ha parlato di rap, in particolar modo ha parlato di Enzo Dong e di una fantomatica presenza delle bandiere dell’ISIS in un suo video:
Quanto riportato dallo scrittore è palesemente falso, basta guardare il video sotto accusa, tant’è che il rapper napoletano subito ha chiesto spiegazioni, ad oggi ancora non avvenute.
Tralasciando la caduta di stile di Saviano quanto accaduto fa riflettere.
É significativo quanto il video/brano chiamato in causa dia ragione ad Enzo Dong: si è sempre pronti a giudicare la periferia. Su quest’ultima non si presta mai attenzione, ne per capire cosa succede ne per capire come risolvere alcune situazioni, l’importante è usarla per i propri scopi e giudicarla. Quand’è così non si è soliti porgere l’altra guancia e l’offesa in napoletano (campionata dagli Squallor) che si sente nei primi secondi del brano sembra essere l’unica risposta plausibile da parte della periferia.
D’altro canto però, per chi non è non ascolta rap e non conosce certi linguaggi ed atteggiamenti, come probabilmente il pubblico a cui si riferisce Saviano, ”Che guard a fa” può far alimentare determinati pregiudizi e magari se si vuole dare una maggiore attenzione alla periferia un giusto compromesso (seppur l’arte sia soggettiva) potrebbe essere quello di parlare il loro stesso linguaggio, evitando strumentalizzazioni e zittendo le malelingue.