Spotted: Vincenzo Pizzi, romantic power

Live performer, producer e sound designer, questo è in sintesi Vincenzo Pizzi, giovane ragazzo classe ’93 nato in Molise e ora di istanza a Roma. Si avvicina alla musica elettronica grazie a Four Tet e successivamente se ne innamora talmente tanto da sceglierla come ragione di vita, prima diplomandosi in Electronic Music Production presso la Nut Academy di Napoli e in seguito conseguendo la laurea in Sound Design allo IED di Roma. Questo suo percorso formativo lo aiuta ad acquisire maggiore padronanza con gli strumenti elettronici, una dimestichezza che sprigiona interamente nelle sue esibizioni live a cui affianca un approccio per di più istintuale; romantico come stesso a lui piace definirlo. Vincenzo è anche fondatore della label Pyteca per la quale ha pubblicato il 14 marzo il suo primo album Ritratto, nonostante ciò ha alle spalle già numerose release ognuna delle quali ha contribuito a formarlo musicalmente facendolo diventare un artista che accoglie la musica elettronica a 360° riuscendo a spaziare, sempre con una buona dose di qualità, tra diversi stili: dall’IDM alla techno passando per l’Old School. Di seguito trovate l’intervista completa.

Partiamo dal principio, sei un ragazzo classe ’93 e di questi tempi scegliere di dedicarsi completamente alla musica ritengo che sia una delle scelte più coraggiose che un giovane possa fare. Qual è stata la motivazione più grande che ti ha spinto a percorrere questa strada?
Difficile ridurre tutto ad una sola motivazione, ce ne sono diverse e molte non saprei nemmeno spiegarle. Non è sicuramente un periodo florido per noi di questa generazione, e di conseguenza ogni scelta è coraggiosa. Dopo la maturità ho deciso di frequentare la Nut Academy di Napoli perché avevo bisogno di capire. È solo una passione, o voglio realmente fare questo nella vita? Dedicavo molto più tempo alla produzione che a qualsiasi altra cosa. Avevo voglia di imparare sempre più, conoscere tecniche nuove e approfondire quelle già acquisite. Mi rendevo conto che con il passare del tempo diventava sempre più appagante e gratificante. Volevo fare quello, non volevo fermarmi per nessuna ragione. Immagino storie, ascolto posti, persone, oggetti e converto il tutto in musica. Poter trasformare quello che immagino, che sento e che provo in qualcosa di concreto.

Cosa o chi, invece, ti ha particolarmente influenzato nella scelta di produrre musica elettronica?
La voglia di poter creare, sperimentare e la possibilità di poter trasformare un suono classico in qualcosa di completamente diverso e inusuale. A detta dei miei genitori, sono sempre stato affascinato dal rumore sin da piccolo. Facevo suonare qualsiasi cosa e mi lasciavo catturare dai suoni dell’officina di mio padre. In macchina volevo sempre la stessa cassetta “Gershon Kingsley – Popcorn”, a ripetizione, più e più volte. Crescendo e con il passare del tempo, ho imparato ad ascoltare e ad assaporare tutte le sfaccettature dei generi e dei rispettivi sottogeneri non solo dell’elettronica. Anzi, sono partito inizialmente dal Punk/Hardcore Punk per poi arrivare alla Techno. The Clash, Joy Division, Lucio Battisti, Franco Battiato, The Smiths, Modeselektor, Gino Paoli e così via. Un percorso costruttivo e graduale. Però ricordo bene quando ho deciso di voler produrre musica elettronica, stavo ascoltano “Four Tet – Plastic People” e qualche giorno dopo ho ordinato il Novation Launchpad con Ableton Lite.

Passiamo ora al tuo percorso formativo, nella tua bio si legge che hai conseguito il diploma in Electronic Music Production alla Nut Academy di Napoli, si sente spesso dire che molti artisti una volta passato del tempo a Napoli siano stati particolarmente influenzati dalla città e dalla atmosfera che si percepisce. Nonostante tu ci sia stato principalmente per studiare, quanto è rimasto di Napoli nelle tue produzioni?
Napoli è una città che ha molto da offrire da un punto di vista artistico, culturale, teatrale e musicale. Ha fatto la differenza senza ombra di dubbio. Mi ha dato quella spinta e quella motivazione in più per continuare a studiare e a produrre. In “Siren Savior” (Pyteca 003), il vocal che ho utilizzato l’ho campionato proprio a Napoli. È una filastrocca che ripeteva un venditore ambulante di caldarroste. Meraviglioso. Era così musicale, ripetitivo e quasi psichedelico che ho immaginato in quel preciso momento la costruzione della traccia.

Credits: Sofia Borrelli

Sul tuo sito, così come sui tuoi canali social, si leggono spesso le parole “Handmade & Romanticism”. Quel “Romanticism” più di “Handmade” mi spinge a pensare alla tua musica come qualcosa che nasce principalmente dalla tua sfera istintiva e poco razionale. Considerando che dopo il diploma alla Nut ti sei laureato anche in Sound Design allo IED di Roma non hai mai pensato che l’insieme di questi percorsi accademici potessero in
qualche modo andare in contrasto con la tua natura Romantica?
In realtà sì, ma ho sempre voluto far funzionare al meglio tecnica e istinto. O almeno spero di riuscirci. Do sempre prima spazio a quello che provo e a quello che voglio esprimere, e in un secondo momento faccio ordine e pulizia. Sono due aspetti fondamentali del processo creativo e della sua realizzazione. Bisogna dosarli bene.

“Handmade” invece ci rimanda al tuo essere principalmente un Live performer, c’è un motivo ben preciso per cui hai fatto questa scelta? Tra i vari strumenti che usi quali non possono mai mancare quando produci?
Mi ha sempre più incuriosito la parte live performer/producer anziché quella del DJ, perché voglio proporre live quello che ho prodotto. Come se fosse un concerto in digitale per intenderci. Mi piace paragonare il mondo della produzione con il mondo dell’artigianato, del fatto a mano. Dare una seconda vita a cose magari fuori uso, creare qualcosa di bello con pochi materiali e strumenti. Sono le mie origini, il mio paese natio Miranda ne è la prova.

Il tuo ultimo album ha come titolo “Ritratto”, uscito il 14 marzo sulla tua label Pyteca, di che ritratto si parla? Dobbiamo considerarlo come il tuo principale manifesto musicale?
Ritratto è il mio primo album ed ha un significato molto forte. Forse sì, potrebbe essere il mio principale manifesto musicale ma senza le precedenti produzioni non avrebbe avuto modo di esistere. Ho cercato di racchiudere tutto quello che avevo in mente, che avevo seminato e raccolto in questi anni. Un ritratto assolutamente introspettivo e musicale. I luoghi che ho visitato, le persone che ho conosciuto, le emozioni che ho provato. Negative e positive. Ci sono diversi riferimenti alla nostra quotidianità. “Contratti” – settima traccia dell’album – descrive la situazione lavorativa attuale. Si presenta ben vestita, con voci che accarezzano la mente e il corpo e che raccontano belle storie. Poi la pausa, interferenze ritmiche, e si riparte. La ritmica aumenta, così come aumenta lo stress e il nervosismo. Aumenta sempre più, con il tempo che scorre incessante e le parole che si ripetono “Work – Fast – Work – Better – Work – Hard”. Ogni traccia ha una sua dettagliata storia.

Prima di noi, hanno già parlato di te magazine online importanti come Parkett e Soundwall ed entrambi ti considerano tra i giovani più promettenti della scena elettronica italiana. Come la vivi questa situazione?
Non può che farmi piacere, assolutamente. Spero di esserlo davvero a questo punto e di mantenere le promesse se così fosse.

Se invece dovessi consigliarci qualche artista italiano che merita come te di far parte della schiera dei giovani promettenti chi sceglieresti?
L’Italia per fortuna ha moltissimo da offrire, però spesso siamo soliti dare priorità a realtà e personalità estere. Con Pyteca sto cercando di dare spazio maggiormente ad artisti italiani anche completamente sconosciuti che però hanno un bel potenziale e una bella personalità. A breve uscirà il primo VA firmato Pyteca, e da lì ci saranno sicuramente altre novità. Lascio parlare Pyteca.

Credits: Erica Bellucci

Quando si parla di un artista giovane uno dei temi principali riguarda il raggiungimento della maturità, sia artistica che umana. Tralasciando la sfera umana che va al di là della musica, dal punto di vista artistico sei un talento eclettico e le tue produzioni non si soffermano su una sfumatura precisa della musica elettronica, spaziando dall’IDM fino alla techno con produzioni che si avvicinano anche all’Old School come nel caso di “4ME”, una delle undici tracce presenti in “Ritratto”. In ottica futura, considerando anche i risultati ottenuti, non pensi che raggiungere la piena maturità possa essere un male e che forse sia meglio rimanere sempre un po’ “immaturo”?
Secondo me è impossibile raggiungere la piena maturità. Non si smette mai di imparare e crescere, quindi anche quando qualcosa sembra aver raggiunto l’apice della maturità ci sarà sempre una briciola di immaturità.

Come detto ti sei laureato anche come Sound Designer, è stata una scelta maturata col tempo oppure era già tutto preventivato?
È stata una scelta maturata col tempo. Volevo conoscere ed imparare nuove tecniche, capire e approfondire il mondo dell’audiovisivo, del cinema e della registrazione.

Come cambia il tuo approccio alla produzione musicale quando a produrre è Vincenzo Pizzi il Sound Designer rispetto a quando vesti i panni del Vincenzo Pizzi Producer?
L’approccio cambia a seconda del lavoro. Se ho carta bianca, l’approccio è lo stesso del producer tenendo conto ovviamente del materiale che ho davanti. Se invece ho una reference molto precisa, metto da parte l’istinto, il romanticismo e opero in maniera assolutamente tecnica.

Domandone finale, cosa vorresti che ti accadesse in futuro? Sogni di suonare in qualche posto particolare oppure di firmare una release per qualche importante etichetta?
La cosa che mi preme di più al momento è quella di suonare ininterrottamente in più locali/club possibili. Magari avere una buona agenzia di booking che me lo permette, che si prenda cura di me e della mia musica. Voglio vedere la reazione delle persone davanti ai miei occhi, capire se stanno provando quello che sto provando io in quel esatto momento. Capire le loro emozioni, guardare i loro volti e ascoltare le loro storie. E magari sì, anche firmare una release per qualche importante etichetta.

Di seguito potete ascoltare “4ME” una delle tracce presenti nell’album Ritratto, disponibile in free download sul sito di XLR8R. Potete ascoltare e acquistare l’intero album qui.

Alessandro Canonico
Alessandro Canonico
Appassionato di street art e musica elettronica, amante di Napoli e del Napoli. Scrivo per dare voce alla cultura.

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