Tutti i riflettori sono proiettati sul ragazzo di Rozzano, originario di Napoli, ma stanziato nel quartiere milanese. Pakartas aka Paky inizia a far parlare di sé 12 mesi fa rilasciando la traccia “Tutti i mie fra”, macinando views su views. Susseguono altre tracce come: “Paky Freestyle”, “Rozzi”, “Tuta black”, “Non scherzare” e da pochi giorni è disponibile “Boss”.
È il brano “Rozzi”, celebrazione del suo quartiere in tutta la sua potenza, che spopola sulle piattaforme musicali. Appartenenza, famiglia, rispetto e eserciti di T-Max fanno da contorno al testo crudo del rapper nel video diretto da Davide Vicari, che riprende il mood del gangsta rap di una ventina di anni fa.
È proprio con questo modo di comunicare così real e così spoglio da sovrastrutture che Paky attira l’attenzione, in un genere ormai pieno di impalcature chiamate gioielli e luxury brands. Ma quanto vale ancora essere Rozzi? Paga ancora essere il tipo zarro e vero del blocco? Stanno tornando quelle street values portate in alto da gente come i Co’ Sang, i Fuossera, i Club Dogo? Questo filone sta riprendendo sempre più quota anche con un altro artista di recente comparsa come Speranza. La risposta a queste domande ce la darà il tempo e come sempre saremo noi ascoltatori a decidere. Io spero che sia così perché la poesia di quartiere rispecchia la realtà ed è la più vera. D’altronde “la verità non invecchia mai”.
Oltre alla street credibility, un altro punto forte di Paky sono i “super video” che lo stanno aiutando a creare hype sul proprio personaggio. Cortometraggi che mettono in luce uno spaccato della società ben noto a tutti, ma sempre visto come mito o come qualcosa di estremamente lontano dalla nostra quotidianità, che però mostrano i vari aspetti della vita di un ragazzo del blocco: coesione e appartenenza in “Rozzi”, fragilità e insicurezza in “Non scherzare”, degrado e pericolosità nel più recente “Boss” (dove si mostra “l’unboxing” di nuove armi davanti a dei bambini).
Possono questi video essere una lama a doppio taglio per il rapper? Io penso che, a differenza del tema gangsta che può stancare e diventare ripetitivo, i video possono aiutare molto Paky a restare ben saldo sulla cresta dell’onda. Ormai essi sono una parte fondamentale della musica. Molte volte è più il video a far diventare epica una canzone, quindi mantenere lo standard alto delle riprese può davvero essere l’arma segreta. In conclusione posso dire che questo mix tra la semplicità della strada e la complessità nel rappresentarla con video molto elaborati mi piace molto. Come mi piace molto anche Paky come attitudine e tematiche. Credo che possa essere un vero e proprio filone che può espandersi trovando terreno fertile nelle tante realtà difficili che abbiamo in Italia. E quindi riportare in auge i valori originari del rap, implementati dalla tecnologia odierna.
@PAKYGLORY è il mio osservato speciale del 2020.