Dopo Talento Sprecato, Christian Revo torna con “Autopsia”, un progetto maturo, crudo e senza filtri. Otto tracce prodotte da Haxia, arricchite dalle collaborazioni con CoCo, Ciro Zero e Aisha, che si muovono tra rap, trap e hip-hop, senza mai perdere il peso delle parole.
Revo non cerca l’hit, ma la sua verità. Autopsia è un viaggio dentro le sue paure, dentro Napoli, dentro un’identità artistica che oggi sembra più consapevole che mai.
L’intro di Autopsia colpisce subito: la voce di Geolier che suona come un monito, poi l’attacco crudo della chitarra, e quei versi che sembrano un manifesto. “facilmente mi faccio prendere dal Panico (…), Tupac nella macchina (…) scendo già Napoli come fossi un turista, devo salvare la cultura come fossi un purista” . Come è stato lavorare a questo nuovo progetto?
È stato impegnativo, ma liberatorio allo stesso tempo. Fare un progetto così introspettivo in un periodo come questo non è stato affatto facile, ma volevo raccontarmi e far capire che essere artisti è anche questo. Avere Geolier che apre il progetto è stato un atto di stima e riconoscimento nei suoi confronti.
Le produzioni di Haxia hanno un suono molto cinematografico, a volte quasi claustrofobico. Come avete lavorato per dare a Autopsia questa atmosfera così intensa e coerente?
Io e Haxia lavoriamo praticamente ogni giorno a musica nuova, curiamo tutto insieme nei minimi dettagli, dalla produzione al risultato finale, ormai siamo in sintonia. Abbiamo cercato di dare un senso di malinconia, crudo ma elegante. I suoni sono studiati per risultare a volte soffocanti, altre volte più aperti e spogli. Volevamo che l’ascoltatore percepisse il disagio di scavare dentro sé stesso, senza però togliere centralità ai suoni e al flow.
Tornando sull’intro, come vedi Napoli e la cultura hiphop oggi? Cosa pensi manca e in cosa vada salvata?
Napoli oggi è in fase di ascesa da anni, con un sacco di voci forti e un’attenzione che prima non c’era. A volte però rischiamo di perderci l’urgenza vera dell’hip hop, quella di raccontare chi siamo davvero. Per me “salvare la cultura” significa non farla diventare solo immagine o trend, ma renderla forte attraverso la verità . Non dobbiamo fare i puristi per forza, ma non dobbiamo nemmeno tradire la fame che ci ha portato qui.
Nel disco ci sono featuring forti ma ben calibrati: CoCo, Ciro Zero, Aisha. Ognuno sembra raccontare una sfumatura diversa del tuo mondo. Come li hai scelti e cosa hanno portato in Autopsia?
Non volevo featuring messi lì per hype. Ho scelto persone che potessero aggiungere un punto di vista reale sul mio mondo. CoCo per me porta un’introspezione elegante, che fa da contrasto alla mia crudezza. Ciro Zero ha quell’urgenza grezza e sincera che volevo emergesse. Aisha ha una sensibilità che porta luce anche nei pezzi più cupi. Ognuno è stato come un altro medico in sala, che mi aiutava ad aprire parti di me che da solo non avrei saputo analizzare.
Il titolo Autopsia rimanda a qualcosa di crudo, ma anche di necessario. È stato doloroso metterti così a nudo? C’è un pezzo in cui ti sei sentito più esposto?
È stato necessario più che doloroso, ovviamente quando ti metti a nudo o scegli questa direzione hai molti più pensieri e preoccupazioni all’uscita, ma sono fiero di aver lavorato su questa parte di me. Il pezzo che mi ha più messo a nudo ti direi “SALTO”.
Oggi tanti artisti sembrano inseguire solo l’hit o l’estetica del momento. Autopsia va in tutt’altra direzione, ma allo stesso tempo ti vediamo attivo anche su tracce più leggere, come quella con Plug e quella spoilerata con Lele Blade e Vale Lambo. Come convive tutto questo in te? Nei tuoi progetti cerchi sempre profondità, e ti concedi più libertà nelle collaborazioni, o è tutto parte della stessa visione?
Non voglio fare il predicatore né il purista che disprezza il divertimento. Ho bisogno di entrambi i lati. Autopsia è un lavoro concettuale, pensato come un corpo da sezionare. Ma la musica è anche un respiro, uno sfogo, e le collaborazioni più leggere sono la mia valvola. Non è incoerenza, è verità. Nessuno è solo cupo o solo leggero. Voglio che la mia discografia rifletta tutte le mie facce.
Qualche anno fa ti definivi un talento sprecato. Dopo Nuova Scena, le esperienza accumulate nel tempo e dopo aver messo a nudo l’anima con Autopsia, ti ci senti ancora?
Oggi non penso più di essere sprecato. Penso di essere consapevole. Autopsia è servito anche a questo, a vedere con lucidità i miei errori, le occasioni perse, ma anche quello che valgo davvero. Non voglio più sabotarmi. Se prima avevo paura di non essere all’altezza, oggi voglio solo essere onesto con chi ascolta. Voglio valorizzare tutto il lavoro fatto finora e continuare a fare la mia musica.