Tradizione e presente: il viaggio musicale di “Post Tarantella” dei Romito

Intima, tagliente, ironica e viscerale: “Post Tarantella” è molto più di un album. È una fotografia sonora di una generazione che si muove tra tradizione e presente, tra memoria e spaesamento.

Dietro questo progetto ci sono i Romito, band che intreccia suoni contemporanei e radici popolari, raccontando con lucidità e poesia la complessità del nostro tempo.

Quali sono le sensazioni che si porta dietro il primo ascolto del vostro album Post Tarantella?

Di sicuro per noi ascoltarlo è stato come rientrare a casa dopo un lungo viaggio: riconosci l’odore, ma qualcosa è cambiato. È un disco che arriva dopo lo stop del Covid, dopo una serie di cambiamenti importanti nelle vite di ognuno di noi e soprattutto è il primo disco con una nuova produzione artistica, quella di un Carlo De Luca, il nostro chitarrista. Per le persone speriamo che il primo ascolto di Post Tarantella sia un piccolo cortocircuito emotivo, dove la tradizione si piega al presente. Volevamo che il disco fosse familiare e straniante allo stesso tempo.

Qual è la canzone che più vi rappresenta e che sicuramente possiamo trovare all’interno del vostro ultimo progetto musicale?

Probabilmente GENERAZIONE. È una sintesi perfetta del nostro suono e della nostra sensazione di stare al mondo e nell’universo della musica. “Generazione” racconta di quel preciso istante che prima o poi tutti proviamo: sentirsi forse un po’ vecchiotti per le novità, tuttavia ancora troppo giovani per rappresentare il passato.

Preferite (qualora ne avessimo la facoltà) diventare celebri o mantenere la vostra nicchia rimanendo fedeli ai vostri canoni artistici?

La fama senza verità non ci interessa. Preferiamo parlare a pochi ma profondamente, piuttosto che a tutti in superficie. Se poi le due cose dovessero coincidere, tanto meglio. Ma la musica, per noi, deve essere prima di tutto necessaria, non comoda. Diciamo che anche 500 persone, in ogni club del mondo sono molto meglio di un unico stadio solo in Italia o solo a Napoli! 🙂

Due le esperienze che più vi hanno toccato emotivamente: il festival “Musica contro le mafie” e il contest Primo Maggio Next 2020. Riuscireste a condividere le sensazioni di quelle intense giornate?

Sono stati due momenti in cui abbiamo capito che il vero senso di tutto quello che facciamo oltre alla musica è la nostra profonda amicizia. Passare tanti giorni insieme in giro per l’Italia è stato magico ed esilarante. 

Suonare in un club o in un teatro: cosa preferireste e come cambia secondo voi l’approccio?

Il club è corpo, sudore, fumo e occhi negli occhi. Il teatro è respiro, ascolto, attesa e concentrazione, cambia tutto: nei club sei energia viva, nei teatri diventi narrazione. Entrambe le situazioni ci affascinano, ma la scelta dipende dal racconto che vogliamo portare. L’album Post Tarantella, ad esempio, nasce con l’idea del teatro, anche perché i nostri testi strizzano più di un occhio a quel mondo, ma crediamo respiri bene anche in uno spazio viscerale come un club.

Quando è arrivato al vostro orecchio che l’attrice campana Marisa Laurito avrebbe inserito il vostro gruppo nel cartellone del teatro Trianon Viviani di Napoli qual è stata la prima reazione? (Di getto non voglio che mentiate! :D)

Abbiamo urlato! Andrea (l’altro chitarrista) ha anche bestemmiato a modo suo… è stata una gioia gigante. Poi è arrivata la gratitudine, quella vera. Sentire che qualcuno crede in te, non un’artista qualunque ma una figura come Marisa Laurito che rimane in assoluto un simbolo della nostra adolescenza e rappresenta davvero il lato più puro e artistico della nostra città, ti fa capire che forse stai camminando nella direzione giusta.

“Chi chiagne fotte a chi rire, è overo. Chi sape ridere dice: verimmo che succere.” Qual è il significato di questo profondo incipit?

Il primo verso racconta un Sud abituato al vittimismo come forma di potere. Ma noi crediamo nel secondo: chi sa ridere ha già vinto. Chi non si lascia ingannare dalla tragedia e guarda avanti con una sana ironia può davvero cambiare le cose. Dopotutto, andando incontro ai problemi della vita che prima o poi di sicuro arriveranno, l’unica scelta possibile è appunto decidere come comportarsi.

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